







Titolo: “IN TONDO GIRO”
Redazionale a cura di Ilaria Solazzo.
DESCRIZIONE
Avete presente quella giostra, fatta in ferro sulla quale ci si siede, con una ruota centrale che si usa per girare vorticosamente? Ecco, io la ricordo. Ci si giocava da bambini e si avevano due possibili scelte: una di sedersi e girare con la giostra, l’altra di spingerla. Attaccandosi alla ruota in ferro si correva facendo girare la giostra ad una velocità maggiore rispetto a quella che avrebbe raggiunto con la semplice spinta esterna. Stando seduti tutto girava e si poteva godere di un mondo fatto di linee in movimento. Una volta scesi barcollavamo noi e tutte le nostre certezze. Spingendo, invece, si aveva una posizione privilegiata, sempre che non si cadesse, si poteva vedere il mondo intorno non cambiare, mentre le facce e le espressioni degli amici mutavano continuamente. È la sensazione che, a volte, provo nel guardare la vita. Percepire che c’è qualcosa di più, che va oltre quello che ripetiamo quotidianamente, non trovando la porta da aprire e anche nel caso ne vedessimo una, non avere la forza e la capacità di oltrepassarne la soglia per scoprire cosa ci aspetta. Essere sia quello che corre, sia quello che sta seduto. (Gabriele Saveri)
DETTAGLI
Editore: Bertoni.
Titolo: “In tondo giro”.
Autore: Gabriele Saveri.
Anno edizione: 2022.
Copertina: flessibile a colori.
Pagine: 56.
ISBN-10: 8855355376.
ISBN-13: 978-8855355377.
DOVE POTER ACQUISTARE ONLINE IL LIBRO
https://www.ibs.it/in-tondo-giro-libro-gabriele-saveri/e/9788855355377
https://www.mondadoristore.it/In-tondo-giro-Gabriele-Saveri/eai978885535537/
FOTO
RECENSIONE
Saveri, dopo una lunga esperienza nel mondo della grafica prima editoriale, poi pubblicitaria, è tornato ad essere un freelance. Ha deciso di raccogliere l’esperienza accumulata dal 1999 ad oggi per rendersi indipendente.
Il fumetto è stata ed è la sua prima passione e grazie all’Editore Bertoni è riuscito a pubblicare la sua prima opera “In tondo giro”. Un fumetto realizzato nel 2020 e pubblicato nel 2022. Tra le altre passioni di Gabriele non manca la pittura. Ha partecipato a diverse mostre, forse la più importante quella a Berlino nel 2016 grazie a “Who Art You”… percorso artistico complesso. L’idea nasce, si traccia, ma la volontà nel mantenere il proposito per un periodo lungo vacilla. Lascia il posto a forme involontarie. La pittura è il suo momento, solo suo, in aggiunta i colori si mostrano mentre da distante li guarda per ore, giorni, quindi non è solo una questione di regole di associazioni cromatiche, di linee o di piani. È essere parte di un processo, poca testa tutta emozione e pancia, infatti è lasciarsi coinvolgere dal processo stesso. Lo trova più interessante, il processo è una continua sorpresa.
Il libro “In tondo giro” inizia con una originale presentazione firmata dallo stesso autore nel quale dice “Avete presente quella giostra, fatta in ferro sulla quale ci si siede, con una ruota centrale che si usa per girare vorticosamente? Ecco, io la ricordo. Ci si giocava da bambini e si avevano due possibili scelte: una di sedersi e girare con la giostra, l’altra di spingerla. Attaccandosi alla ruota in ferro si correva facendo girare la giostra ad una velocità maggiore rispetto a quella che avrebbe raggiunto con la semplice spinta esterna. Stando seduti tutto girava e si poteva godere di un mondo fatto di linee in movimento. Una volta scesi barcollavamo noi e tutte le nostre certezze. Spingendo, invece, si aveva una posizione privilegiata, sempre che non si cadesse, si poteva vedere il mondo intorno non cambiare, mentre le facce e le espressioni degli amici mutavano continuamente. È la sensazione che, a volte, provo nel guardare la vita. Percepire che c’è qualcosa di più, che va oltre quello che ripetiamo quotidianamente, non trovando la porta da aprire e anche nel caso ne vedessimo una, non avere la forza e la capacità di oltrepassarne la soglia per scoprire cosa ci aspetta. Essere sia quello che corre, sia quello che sta seduto. Questo è il gioco, una rotazione continua tra le parti, un senso di vertigine, girando in tondo senza giungere veramente in un luogo, come a dire: 2cerca quello che desideri ma non ti aspettare di trovarlo e, nello stesso tempo, abbi la forza di continuare, sapendo che la ricerca stessa è vana”. Il premio forse è la sorpresa di aver vissuto un frangente di vita durante questo gioco infinito, che nominiamo nostro, senza sapere a chi appartenga. Ora, come dico sempre che la ricerca continui!”. Il protagonista scelto da Saveri è un uomo che si ritrova ad essere smarrito, nel suo vagare incrocia una colonia felina super popolata, con uno dei gatti interagisce in un dialogo a tratti surreale come quello a pag. 16 nel quale in una vignetta dice: “Arrivato dove? Se non conosco la meta del viaggio come posso sapere se sono arrivato?”. Il viaggio è una delle esperienze umane più arricchenti che esistano e, se ci pensiamo bene, la nostra vita stessa può essere letta come tale. Il viaggio dell’eroe è irreversibile. Una volta iniziato non si può tornare indietro. Quando il nostro eroe arriverà alla fine del viaggio avrà cambiato radicalmente il suo essere. Non sarà più lo stesso di prima. Il miracolo è avvenuto. Il mondo ordinario rappresenta una condizione statica ma instabile.
I semi del cambiamento sono già stati piantati e stanno per germogliare. Il richiamo può essere semplicemente un’urgenza interiore del protagonista di “In tondo giro”, un messaggio dell’inconscio che annuncia l’ora di cambiare. Con la chiamata all’avventura il nostro piccolo grande eroe viene strappato alla vita quotidiana e scaraventato in un nuovo mondo, estraneo, a volte ostile, sconosciuto. Da subito si rende palese il valore della posta in gioco e l’obiettivo da raggiungere. Come tutti, anche l’eroe scelto dallo scrittore Gabriele Saveri può essere obbligato a rispondere all’appello, non avendo altra scelta, o può decidere liberamente di accettare; in ogni caso, la sua vita non sarà più la stessa. Freud diceva: “Tutti i momenti di distacco e rinascita producono ansietà”. Il viaggio della vita rispecchia il viaggio dell’eroe ed è un viaggio epico (per in non risvegliati e iniziati fin da piccoli) fatto di alti e bassi, colpi di scena, vittorie e sconfitte… un po’ alla Rocky, ma è proprio questo che la rende emozionante e vibrante. In vendita in tutte le librerie italiane ed anche online al costo di 16 euro.
INFO SULL’AUTORE DEL LIBRO
INFO SULLA GIORNALISTA ILARIA SOLAZZO
La sua sfida quotidiana? Riuscire nell’impresa di essere contemporaneamente “Una, nessuno e centomila”, ovvero giornalista, scrittrice, blogger, speaker radiofonica e non solo! Ore di sonno: poche. Idee: tante. Entusiasta, curiosa, caparbia, sognatrice. Scrivere è per lei un’esigenza. Una lunga gavetta nei quotidiani e nelle tv locali pugliesi , poi l’approdo nelle “reti” nazionali . Non ha dubbi: le sue passioni sono le più belle del mondo. Una passione prima che un progetto lavorativo. Divora libri e alcuni li ha anche scritti, si nutro di storie, ma non solo. Scatta e colleziona foto, adora intervistare i volti noti e meno noti dello show-bizz sostenendo che siano un mondo intrigante da scoprire.
Titolo: “BUON APPETITO! UN, DUE, TRE… PAPPA”
Redazionale a cura di Ilaria Solazzo.
DESCRIZIONE
Libro illustrato per bambini, realizzato in inbook, ossia con un testo integralmente espresso in simboli. Divertitevi a leggerlo ad alta voce ai bambini, indicando i riquadri uno ad uno con il dito, senza modificare velocità e ritmo della lettura originale.
DETTAGLI
Editore: Bertoni.
Autrice: Leila Auriti.
Testo: Marco Fratini.
Illustrazioni: Massimo Fratini
Hanno collaborato:
Codice: 9788897593393.
Anno edizione: 2018.
Anno pubblicazione: 2018.
Pagine: 28.
Tipo: illustrato, rilegato.
Copertina: a colori.
Prezzo: 12 euro.
DOVE POTER ACQUISTARE ONLINE IL LIBRO
https://www.bertonieditore.com/shop/it/libri/125-buon-appetito-uno-due-tre-pappa-inbook.html
RECENSIONE
Il libro scritto dalla Auriti ed edito dalla Bertoni, aiuta tutti i genitori ad instaurare un legame ancor più “speciale” con i propri figli. Illustrato con grande professionalità, evidenzia come sia fondamentale per i più piccoli imparare a mangiare di tutto, verdure comprese. Ponendo l’accento sul fatto che mangiando in modo sano e regolare si gioca in modo salutare Al termine si trova un mini-dizionario molto utile poiché contiene messaggi-chiave su alimentazione e salute spiegando in modo semplice ad esempio come l’alimentazione influenza la salute del bambino oppure cosa si intende con il termine svezzamento ancora di quante calorie ha bisogno ogni giorno il bambino. Di questo libro vi è anche la versione in simboli (IN-book) che tramite la Comunicazione Aumentativa Alternativa (CAA) rende più comprensibile il testo a chi presenta difficoltà della sfera comunicativa di varia origine, ritardo di linguaggio o deficit dell’attenzione.
INFO SULLA SCRITTRICE
La dottoressa Leila Auriti esercita la sua professione in provincia di PG. Dal 16/11/1993 è iscritto all’albo Provinciale dei Medici Chirurghi di PERUGIA, nel 1977 si laurea in Medicina e chirurgia a Milano. Infine si specializza in Pediatria a Milano il 25/07/1980.
SITO UFFICIALE
Buon Appetito! Uno, due, tre… pappa! – INBOOK (bertonieditore.com)
INFO SULLA GIORNALISTA ILARIA SOLAZZO
La sua sfida quotidiana? Riuscire nell’impresa di essere contemporaneamente “Una, nessuno e centomila”, ovvero giornalista, scrittrice, blogger, speaker radiofonica e non solo! Ore di sonno: poche. Idee: tante. Entusiasta, curiosa, caparbia, sognatrice. Scrivere è per lei un’esigenza. Una lunga gavetta nei quotidiani e nelle tv locali pugliesi , poi l’approdo nelle “reti” nazionali . Non ha dubbi: le sue passioni sono le più belle del mondo. Una passione prima che un progetto lavorativo. Divora libri e alcuni li ha anche scritti, si nutro di storie, ma non solo. Scatta e colleziona foto, adora intervistare i volti noti e meno noti dello show-bizz sostenendo che siano un mondo intrigante da scoprire.
Titolo: “Carlo Molfetta… l’uomo oltre l’atleta”.
Redazionale a cura di Ilaria Solazzo.
“The Wolf l’ossessione di un sogno. Cosa si nasconde dietro un successo” di Carlo Molfetta per Bertoni editore vede la prefazione di Giovanni Malagò e l’introduzione di Giovanni Bruno. Molfetta medaglia d’oro alle Olimpiadi di Londra nel 2012 è uno degli autori della Bertoni Editore. Il libro uscito nel 2021 descrive la storia di un percorso che ha portato Carlo ai vertici della sua categoria, ma soprattutto è la storia di un Grande Uomo.
SINOSSI
Un libro in cui il campione olimpico Molfetta racconta senza filtri il suo successo e come è arrivato all’oro olimpico. «Ero certo che non avrei mollato, per questo ho vinto. Sotto di cinque punti, un solo minuto dalla fine, a un passo dal poter entrare nella storia del taekwondo italiano. Non c’era più paura, non c’era più pressione. Era l’occasione della vita, era la mia Olimpiade. L’ho vinta». Con queste parole si apre il libro di Carlo Molfetta che racconta a tutti la sua scalata verso il successo, un traguardo difficile e non privo di ostacoli che lo ha portato con tanta fatica a conquistare l’oro olimpico. Tutto parte da Mesagne, piccolo paese della Puglia, a una manciata di chilometri da Brindisi, dove un giovane ragazzo coltiva la passione per il taekwondo. «Tutto è cominciato qui, ed è qui che tornano spesso i pensieri per un viaggio nel tempo tra i dolci ricordi d’infanzia e l’ossessione che mi ha tormentato per anni: vincere l’oro olimpico» (estratto del libro). A distanza di anni l’atleta ha voluto ripercorrere la sua avventura per il bisogno di fornire, ai nuovi atleti e non, uno strumento sul come raggiungere un obiettivo e le forze con le quali si può scontrare. «Un sogno tricolore, da leggenda, firmato Carlo Molfetta e intrecciato a cinque cerchi di gloria. Eravamo a Londra, ombelico del mondo di un’estate olimpica, quella della XXX edizione dei Giochi Estivi e quel ragazzo di Mesagne aveva appena conquistato un successo che faceva rima con storia, il primo assoluto del taekwondo azzurro nella manifestazione sportiva per eccellenza. La pagina di gloria che tutti vorrebbero incidere, a caratteri cubitali, una lezione di tecnica, di sport ma soprattutto di vita. Per tutti». (estratto della prefazione di Giovanni Malagò).
La carriera di Carlo Molfetta:
-2000: Campionati Mondiali Juniores – ORO
-2001: Campionati Mondiali – ARGENTO
–2002: Coppa del Mondo – ORO
-2003: Open Zagreb – ARGENTO
-2003: Universiadi – ORO
-2004: Qualificazione Giochi Olimpici – qualificato
– 2004: Campionati Europei – ARGENTO
-2004: Giochi Olimpici Atene
-2005: Open Svezia – ORO
– 2005: U.S. Open – ORO
– 2005: Campionati Europei- BRONZO
– 2008: Campionati Mondiali Militari – ARGENTO
– 2009: German Open – ARGENTO
– 2009: Spanish Open – ARGENTO
– 2009: Campionati Mondiali- ARGENTO
– 2010: Campionati Europei – ORO
– 2010: Campionati Mondiali Militari – ORO
– 2011: Dutch Open – ORO
– 2011: Campionato Mondiale – BRONZO
– 2012: Qualificazioni giochi olimpici – ARGENTO/qualificato
-2012: Campionati Europei – BRONZO
– 11/08/2012: Olimpiadi Londra – ORO
– 10 volte Campione Italiano tra le Cinture nere
DESCRIZIONE
“Un sogno tricolore, da leggenda, firmato Carlo Molfetta e intrecciato a cinque cerchi di gloria. Eravamo a Londra, ombelico del mondo di un’estate olimpica, quella della XXX edizione dei Giochi Estivi e quel ragazzo di Mesagne aveva appena conquistato un successo che faceva rima con storia, il primo assoluto del taekwondo azzurro nella manifestazione sportiva per eccellenza. La pagina di gloria che tutti vorrebbero incidere, a caratteri cubitali, una lezione di tecnica, di sport ma soprattutto di vita. Per tutti”. (Giovanni Malagò)
DETTAGLI
Autore: Carlo Molfetta.
Curatore: Alfredo Alberico.
Editore: Bertoni.
Copertina a colori flessibile.
In commercio da: maggio 2021.
Pagine: 110.
Tipo: Brossura.
EAN: 9788855352970.
DOVE POTER ACQUISTARE ONLINE IL LIBRO
https://www.bertonieditore.com/shop/it/libri/807-the-wolf-l-ossessione-di-un-sogno.html
https://www.ibs.it/the-wolf-ossessione-di-sogno-libro-carlo-molfetta/e/9788855352970
“Dietro al mio successo c’è semplicemente una persona che non si è abbattuta davanti a nessuna difficoltà. Sono andato avanti sempre, oltre ogni infortunio. Contro tutto e tutti. Anche quando gli altri (alcuni maestri compresi) mi davano per spacciato già quattro anni prima di vincere poi le Olimpiadi. Io sono questo. Uno che crede vivamente che, in qualsiasi ambito, il successo derivi dal lavoro e dal sacrificio che uno fa”. Carlo Molfetta.
RECENSIONE
Carlo Molfetta è un grande: un grande sportivo, un ottimo dirigente sportivo, un grande uomo. Mi onoro di poterlo considerare anche un grande pugliese, come me. il taekwondoka mesagnese Carlo Molfetta insieme alla tennista brindisina Flavia Pennetta entrano ufficialmente a far parte delle leggende dello sport italiano. Un sogno che si trasforma in ossessione. Cinque cerchi di gloria. Il successo sportivo ai massimi livelli. La medaglia del metallo più prezioso. Classe 1984, originario di Mesagne (in provincia di Brindisi), Carlo è entrato in palestra all’età di cinque anni. Da allora quella giovane promessa ha fatto tanta strada, senza perdere quell’animo e quello spirito che l’hanno sempre contraddistinto. Carlo Molfetta desiderava l’oro olimpico sin da bambino. Da quando a scuola, in seconda media, faceva gli autografi ai suoi compagni di classe dicendo: “io un giorno vincerò le Olimpiadi”. Ha dichiarato pubblicamente parlando di se steso: “Carlo bambino è sempre con me. Sono rimasto quel Carlo che non si fermava mai, che voleva sempre imparare, che era curioso. Solo che, nel tempo, ho acquisito tanta esperienza. Durante la mia crescita ho sempre cercato di mantenere quel mio lato bambino sempre vivo. Perché penso che affrontare la vita con un po’ di spensieratezza faccia bene. A te stesso ma soprattutto a chi ti circonda. Quindi io non ho fatto altro che vivere una vita da Peter Pan, in versione matura”. Una storia sportiva, la sua, costellata di successi e sconfitte, come quella di ogni atleta che si rispetti, ma anche di qualche infortunio di troppo. Uno, in particolare, gli costò la partecipazione ai Giochi di Pechino del 2008. In quel periodo disse: “All’ennesimo infortunio, pensai di smettere. Mi ero rotto nuovamente il crociato. Era la quarta operazione in due anni. A quel punto mi sembrava di non farcela più. Non avevo la forza di rialzarmi”. Ma il suo motto è: “Non sempre le cose vanno come uno spera che vadano, ma l’importante è non mollare mai”.
La medaglia conquistata a Londra è stata naturalmente l’esperienza più esaltante della sua carriera (qualche compagno di classe, memore di quel ragazzino dai sogni d’oro, sarà sicuramente andato a ricercare il suo autografo). Quel sogno, dopo tantissimi anni, si è realizzato. A colpi di sacrifici, allenamenti e infortuni da superare. Non una linea dritta la sua, ma un percorso ad ostacoli, che non gli ha impedito, però, di raggiungere il risultato a cui ambiva da sempre. Durante una intervista ha raccontato: “Io non lo vedevo come qualcosa che volessi raggiungere, ma proprio come qualcosa che ero costretto a fare per sentirmi soddisfatto e fiero della mia vita. Appunto era diventata un’ossessione”. Quella di Carlo Molfetta è una delle pagine più belle della storia dello sport azzurro. Di quella Olimpiade Carlo conserva gelosamente due ricordi. Due istantanee che sono rimaste impresse nella sua mente. La prima: la vittoria in semifinale con il Mali contro Daba Modibo Keita, già campione del mondo 2007 e 2009. Un atleta di 2.03 metri per 105 chili. Una sfida che avrei tranquillamente evitato, se fosse stato possibile. Lui era senza dubbio il mio incubo peggiore. La seconda: il calcio del 9 pari della finale. Quello che mi ha permesso di gareggiare e poi vincere al golden point round. Carlo Molfetta ha chiuso la sua carriera a 32 anni dopo aver vinto tutti i principali trofei internazionali del taekwondo: un oro olimpico a Londra 2012, un oro, due argenti e un bronzo ai Mondiali; un oro, un argento e 2 bronzi agli Europei; una Coppa del Mondo e un oro alle Universiadi, a cui vanno aggiunti anche 10 titoli italiani. Figlio d’arte (appassionatosi a questo sport grazie a suo padre Eupremio), Carlo Molfetta una volta annunciato il suo ritiro dall’attività agonistica ha deciso di dedicarsi ai giovani con la missione di trasferir loro la sua esperienza e la sua passione. Il soprannome The Wolf gli fu affibbiato da ragazzino. All’epoca Carlo metteva il caschetto al contrario e poi quando saliva sul quadrato lo giravo nella direzione giusta ed iniziava a combattere. Con la sua faccia innocente ingannava tutti, poi arrivava e menava come un fabbro. E quindi iniziarono a paragonarlo al protagonista della favola di Cappuccetto Rosso che si travestiva da nonnina, ma in realtà era un lupo cattivo. Ambizioso, caparbio, uno che molla mai. Come lui stesso ama definirsi. Ragazzo genuino, sempre con il sorriso sulle labbra. Con la battuta pronta. Fuori dal quadrato Carlo era ed è un simpatico umorista. Tutti gli errori che ha fatto non ha mai avuto paura di raccontarli, anzi crede che proprio quelli siano la base per il grande successo poiche ogni atleta deve, chiaramente, poter sbagliare per conto proprio e imparare personalmente dai propri sbagli. “Bisogna mettere l’anima in ogni calcio”, ha più volte sottolineato. L’idea di questo libro nasce in tempi non sospetti, subito dopo Londra 2012. Una figura speciale chiacchierando con Carlo gli mise una pulce nell’orecchio. Nel 2015, nel corso delle Olimpiadi europee a Baku, Carlo commentava le partite insieme ad Alfredo Alberico. Da subito tra loro si creò un feeling particolare, ma soprattutto di gran rispetto reciproco. Così alla domanda di Alberico “Ma tu hai mai pensato di scrivere un libro?”, Molfetta rispose: “Perché non lo scrivi tu?”. E così ebbero inizio i loro incontri periodici in cui buttavamo giù pensieri e spunti. Il risultato è quello che leggerete. Il fisico e la mente. L’ossessione e il sogno. Il sacrificio e la fatica. I successi e le cadute. Campioni si diventa solo così. E il bello è che per Carlo non è mica finita qui. Lo attendono altri nuovi super progetti. Il libro è ordinabile dal sito www.bertonieditore.com e in tutti gli store online.
INFO SULLA GIORNALISTA ILARIA SOLAZZO
La sua sfida quotidiana? Riuscire nell’impresa di essere contemporaneamente “Una, nessuno e centomila”, ovvero giornalista, scrittrice, blogger, speaker radiofonica e non solo! Ore di sonno: poche. Idee: tante. Entusiasta, curiosa, caparbia, sognatrice. Scrivere è per lei un’esigenza. Una lunga gavetta nei quotidiani e nelle tv locali pugliesi , poi l’approdo nelle “reti” nazionali . Non ha dubbi: le sue passioni sono le più belle del mondo. Una passione prima che un progetto lavorativo. Divora libri e alcuni li ha anche scritti, si nutre di storie, ma non solo. Scatta e colleziona foto, adora intervistare i volti noti e meno noti dello showbizz sostenendo che siano un mondo intrigante da scoprire.
Aurora Chistoni è la più bella del reame. Segni particolari? Bellissima.
Livornese 175 cm di altezza fisico da pin up, 23 anni studia economia e management al università di Pisa, ma lavora part-time come ragazza immagine in agenzie di moda, e discoteche.
Sogna di laurearsi e di avere un opportunità nel mondo spettacolo (cinema/tv/teatro) e alcune sere fa ha partecipato ad un concorso di bellezza a Prato, vi era presente anche Lui, Alessandro Maiorano il bandito da Firenze, e quando “la bellezza si incontra con il crimine?” Puo’ diventare una miscela esplosiva che se gestita bene potrebbe portare la bella Aurora ad ambire a mete e palcoscenici prestigiosi dello show business.
Ma tutto questo può non bastare perché oltre alla bellezza occorre intelligenza, studio, applicazione e piedi ben piantati in terra, ma se uno come “il nemico pubblico numero uno in Italia” al secolo Alessandro Maiorano l’ha notata e voluta conoscere… tutto questo potrebbe essere di buon auspicio per la sensuale Aurora nella speranza che tutti i suoi sogni e desideri si possano avverare.
IL LIBRO “Due cuori matti” va a ruba nelle librerie online e non solo!
Due cuori matti (bertonieditore.com)
Copertina del libro
Breve descrizione del libro
Per decenni hanno scritto che erano rivali, antagonisti nella musica poiché entrambi estimatori di Elvis Presley. Simili nello stile musicale e nel look, con quel ciuffo che avrebbe fatto storia. Invece, Roberto Satti, in arte Bobby solo e Antonio ciacci, alias Little Tony – sono stati davvero amici. Un’intesa nata dalla comune passione per il re del rock and roll e per la musica d’Oltreoceano, che negli anni si è trasformata in amicizia sincera, inossidabile, a tratti anche scanzonata; loro che non avrebbero mai voluto crescere per gustare ogni attimo della vita come solo i bambini e i poeti sanno fare. Festival di Sanremo 1964, l’edizione vinta da una giovanissima Gigliola Cinquetti che in punta di voce canta “Non ho l’età”, è lì che Bobby e Tony si incontrano per la prima volta durante le prove.
In foto Teresa Giulietti
Dove poter acquistare il libro anche online
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Due cuori matti (bertonieditore.com)
INTERVISTA
Ilaria Solazzo, giornalista pubblicista e blogger, ha intervistato, oggi, per noi l’autrice del libro.
foto tratta dal sito MYmovies.it
Bobby Solo, per i 70 anni si regala Meravigliosa vita – MYmovies.it
D. Come sei arrivata alla scrittura? Hai mai avuto paura di non essere all’altezza?
R. Ricordo di aver sempre scritto, fin da quando ero bambina, da ancor prima di aver imparato a leggere e scrivere. Nonna Sandra, maestra, innamorata dei libri, mi ha instradato alla scrittura facendomi compilare pagine di lettere, poi di parole per dar vita a frasi e concetti e questo già dall’età di quattro anni e mezzo. Dall’altra parte, una nonna di campagna, nonna Teresa, la nonna materna, mi ha sempre raccontato storie bellissime, un misto di leggende e vicende realmente accadute nelle sue montagne. Queste due figure sono state fari illuminanti per la mia scelta di scrivere, insieme a una naturale attitudine; nella mia famiglia – soprattutto da parte paterna – si sono succedute scrittrici e scrittori.
Da bambina alla domanda “cosa vuoi fare da grande?”, senza titubanze rispondevo “la scrittrice”. Ci sono delle foto di me bambina sempre con un foglio e una penna in mano, anche se non sapevo ancora scrivere sentivo fortemente l’esigenza di riportare su carta quello che vedevo e quello che sentivo, ciò che restava sulla carta erano semplici ghirigori ai quali io attribuivo un valore speciale.
Paura di non essere all’altezza? Non mi sono mai posta il problema, la scrittura per me è sempre stata un’esigenza prima ancora che una passione. Era come respirare, come mangiare, un modo di vivere e lo è tutt’oggi.
Foto tratta dal web
D. Perché e per chi scrivi? Come ti senti quando scrivi?
R. Scrivo per me; come dicevo, è assolutamente un’esigenza. Non riuscirei a fare senza. Certo, nel momento in cui mi accingo a scrivere un romanzo, una biografia, penso a chi mi leggerà, e mi predispongo responsabilmente a questo lavoro. Si tratta di una forma di responsabilità e di rispetto verso il lettore che merita attenzione e cura.
Ecco perché presto particolare scrupolo anche alla forma, alla sintassi, all’uso della parola, alla loro musicalità. Rileggo sempre a voce alta, il giudice severo che dimora in me (e che negli anni si è notevolmente irrigidito) non si lascia scappare nulla, o quasi. Scrivo per stringere comunioni, alleanze, per condividere stati d’animo, anche per accorciare le distanze e preservarci, preservarmi, da quella che credo sia la più grande paura di tutti noi, ovvero la morte, la fine di tutto.
Io non ho figli e i miei libri in qualche modo lo sono, sono il mio proseguimento. Quello che lascerò di me agli altri. Tutto sommato, il mio ego inizia e finisce lì. Scrivere per gli altri e degli altri mi ha aiutata molto a ridimensionarlo, mi piace sentirmi un tramite tra la loro vita, quello che vorrebbero raccontare di sè è quello che io scelgo di mettere su carta. Ogni libro è un figlio nato dall’amore, a cui poi concedo la libertà di andare dove vuole. Nella maniera che preferisce.
D. Quando Montale, ormai quarant’anni fa, tenne il proprio discorso di ringraziamento alla cerimonia del Nobel si interrogò sul senso della poesia nella nuova era della comunicazione di massa. Ad oggi la situazione probabilmente è ancora più critica, soprattutto se consideriamo il numero di lettori in Italia. Mi chiedevo, quindi: qual è il senso della letteratura secondo te?
R. Credo che il senso della poesia sia quello di curare lo spirito e, dunque, anche il corpo. Da studiosa di psicosomatica sono fermamente convinta – e ci sono grandi pensatori, molto più grandi di me, che me l’hanno insegnato-, che spirito e corpo siano sostanzialmente la stessa cosa, costituiti di materia differente, ma imprescindibili e assolutamente collegati. Se dialogano si realizza armonia, se entrano in conflitto, caos e disarmonia. La poesia è proprio una medicina che cura lo spirito dalle ferite che l’uomo stesso infligge a se stesso. Incredibile, sono gli uomini a curare gli altri uomini attraverso la parola libera, la parola sonora, affrancata da regole codificate.
Quello della letteratura è un compito simile, forse meno terapeutico, più concreto, che ha a che vedere più con la storia degli uomini. La letteratura preserva dall’oblio le storie dell’uomo e assicura loro immortalità. I libri restano, sono più longevi, più forti di noi esseri umani.
foto tratta dal web da questo link
Buon compleanno Little Tony, i 70anni del ‘ragazzo col ciuffo’ – la Repubblica
D. È sempre molto affascinante venire a sapere come gli scrittori costruiscano le storie. C’è chi dice di inseguire i personaggi tra le strade della città, chi racconta di partire da uno sguardo scambiato furtivamente per strada. Tu, invece? Da dove hai tratto l’ispirazione per questo tuo libro e come lo hai costruito?
R. Generalmente parto da storie che mi vengono raccontate o che vivo personalmente. Talvolta le due cose si fondono. Ovvero, alle storie degli altri accosto la mia storia personale, il mio sentire, fino a fonderli in un unicum. Una cosa che ti posso dire è che difficilmente so dove andrò a parare. Non faccio scalette, non organizzo quasi mai nulla, procedo partendo da una frase, un’immagine, un aneddoto che mi è stato raccontato, come nel caso di questo ultimo libro “Due cuori matti”, poi sono le parole a costruire la storia. Le parole costruiscono le immagini e anche i personaggi che arrivano a vivere di vita propria.
D. Gli autori che ti hanno ispirata?
R. Fin da bimba, grazie alle letture della nonna maestra, ho apprezzato Collodi, Pinocchio in particolare. E poi Calvino per quella capacità di fondere realtà e immaginazione. Dall’adolescenza in poi, i poeti francesi per la ricerca emotiva e sonora della parola: Verlaine, Baudelaire, Rimbaud e gli scrittori francesi, in primis Maupassant e Balzac Ai tempi dell’università ho avuto una folgorazione per Milan Kundera. Oggi adoro soprattutto David Grossman, un maestro dell’intuitività, riesce a fondere profondità e leggerezza come credo pochi scrittori contemporanei. E Muriel Barbery, l’autrice de L’Eleganza del riccio.
Foto trattae da MYmovies.it
Bobby Solo, per i 70 anni si regala Meravigliosa vita – MYmovies.it
D. Una delle frasi più incisive del libro L’esercizio (La nave di Teseo), che ho leto recentemente, recita: “chi scrive vuole sentirsi Dio”. Sicuramente questa affermazione ha molto a che fare con ciò che la storia racconta, ma mi chiedevo, tu che sei proprio una scrittrice, come ti relazioni a questo?
R. Io non mi ci sono mai sentita e non mi voglio sentire. Dio è una parola che mi incute timore. Capisco il concetto ma mi basta ogni tanto avere la certezza di essere Teresa, semplicemente Teresa che scrive. So di essere anche altro, di avere tante sfaccettature, però ecco questo aspetto lo lasciamo per una prossima intervista.
Foto tratta da MYmovies.it
Bobby Solo, per i 70 anni si regala Meravigliosa vita – MYmovies.it
D. C’è qualche autore che ti ha – direttamente o indirettamente – ispirato nella scrittura di questo libro?
R. Per ciò che riguarda il libro “Due cuori matti” la storia è quella di un’inossidabile amicizia tra due mostri sacri della canzone italiana: Little Tony e Bobby Solo. Sono stata ispirata dall’ascolto. Per chi fa il mio lavoro l’elemento fondamentale e insostituibile è la capacità di saper ascoltare. Preferisco farlo con la persona davanti, occhi negli occhi, non sempre è possibile, per cui ci si avvale del telefono. Bobby è un grandissimo narratore, uno scrigno ricco di aneddoti e ricordi, ha una buonissima memoria. Nel corso delle nostre telefonate mi ha raccontato il dietro le quinte della sua vita, dei suoi amori, della sua amicizia con Little Tony.
Contemporaneamente mi sono andata a rileggere le loro vecchie interviste, a rivedere i video dei concerti, delle trasmissioni televisive, come quello della loro partecipazione al Festival di Sanremo nel 2003 al quale si presentarono con la canzone “Non si cresce mai”. Da una parte guardavo come una normalissima spettatrice, dall’altra parte, avevo il beneficio di un racconto che lui mi aveva appena fatto.
foto tratta da MYmovies.it
Bobby Solo, per i 70 anni si regala Meravigliosa vita – MYmovies.it
D. Teresa, la passione per l’arte e la scrittura si integrano nel tuo approccio olistico alla comprensione della Psiche… qual è l’intento sotteso alla scelta del titolo e del sottotitolo?
R. Questi elementi sono imprescindibili l’uno dall’altro, sono per me delle medicine che migliorano la qualità della vita. Le considero strade da percorrere, viaggi e rivelazioni. Attraverso lo studio dell’arte, l’osservazione della natura, l’ascolto della musica e l’importanza che conferisco alla parola credo di avere impreziosito la mia esistenza, forse anche quella di chi mi sta accanto. Diciamo che sono personaggi anche loro, capaci di rendere meno scontata la vita, più preziosa e stimolante.
Il titolo “Due cuori matti” è un esplicito riferimento alla canzone più famosa di Little Tony, ma mi piaceva l’idea che queste due persone – che per tanto tempo dalla stampa sono state raccontate come antagoniste – in verità fossero grandi amici: due cuori palpitanti. Il cuore, così come insegna l’Antica Medicina Cinese è l’Imperatore assoluto, il centro di tutto, un microcosmo che custodisce insieme all’antica saggezza, la follia, intesa come spinta creativa. Ciò che sa renderci individui liberi.
D. Questo libro, come una sinfonia, è il risultato dell’accordare diverse note, come avete raggiunto tale accordo?
R. Ribadisco il concetto: tutto parte dall’ascolto, poi dalla ricerca di parole, assonanze, immagini che possano trasferire il racconto di una vita in narrazione scritta. È chiaro che c’è anche un po’ di fiction, mi piace di più il termine “trasformazione”, ovvero: il fatto raccontato, poco a poco, si trasforma attraverso scelte stilistiche ed emozioni di chi scrive. Lavorare con Roberto è stato facile e divertente, lui si è fidato di me, mi ha lasciato grande libertà espressiva e lui è stato generosissimo nel raccontarsi.
D. Secondo te qual è il segreto per conquistare un lettore?
R. Non lo so se ci sia un vero e proprio segreto per conquistare il lettore. Attraverso la mia esperienza ho capito che è importante parlare di faccende che potremmo definire universali, ossia che riguardano un po’ tutti, scavando però sulla superficie, non avendo timore di fare uscire fantasmi, ataviche paure, resistenze collettive e soprattutto non dando nulla per scontato. Io sono sempre guidata dalla curiosità di scoprire cosa si nasconde sotto certi atteggiamenti, e dentro le parole che si dicono o non si dicono, spostando l’attenzione dall’universale al singolo individuo. Sfatando miti e pregiudizi, questo modo di scrivere che scava, scava nelle emozioni, nel non detto, ci fa sentire tutti molto simili, specie nel dolore.
D. C’è un ricordo del tuo percorso che ti sta più a cuore degli altri, vi è un aneddoto che vorresti condividere con noi?
R. Come ghostwriter ho scritto tantissime storie e mi sono relazionata con persone note e meno note, con vite ordinarie e straordinarie, per quanto ritenga che ogni vita abbia il diritto di essere raccontata. Anni fa ho ricevuto una telefonata da un committente che mi ha raggiunto tramite il mio sito web: lasignorinawrite. Una tale Francesca che avrebbe voluto incontrarmi di persona per parlarmi del suo progetto “particolare”. Ci siamo incontrate a Bologna, (io non sapevo nulla di lei), a un certo punto vedo una suora che si avvicina al tavolino del bar in cui ci eravamo date appuntamento, si presenta “Buongiorno, io sono suor Francesca”.
Mi rivela il desiderio di voler realizzare un taccuino erotico – non indirizzato alla stampa, una sorta di regalo speciale per i suoi cinquant’anni – che vede come protagonisti lei e un amore platonico, quello per un medico conosciuto in Africa nel corso di una missione umanitaria. Mi mostra anche delle foto del bel dottore, poi mi rende partecipe dei suoi sogni erotici. Credo di non essermi mai divertita tanto come quel pomeriggio con suor Francesca, una donna ironica, coraggiosa e intraprendente.
D. Progetti futuri?
R. Ho appena terminato il libro di Alex Baudo, un musicista australiano di origini italiane, conosciuto in Italia per essere il figlio del noto presentatore. Una biografia molto intensa con la quale Alex vuole farsi conoscere per la sua reale storia. L’amore per la musica, i sacrifici per inseguirla, i viaggi per il mondo, il legame indissolubile con la famiglia di origine, la depressione e la sua rinascita. Sto lavorando sulla biografia di Nello Salza, il trombettista del cinema italiano che ha lavorato per 25 anni con Ennio Morricone. Tra qualche mese uscirà un mio romanzo in cui, forse per la prima volta, ho raccontato di me, a tutto tondo. E un po’ mi spaventa. Preferisco parlare di me attraverso la vita degli altri. Mi sento più protetta.
In foto l’Editore Bertoni
Articolo a cura di Ilaria Solazzo, giornalista pubblicista e blogger.
foto tratta dal web
Con Gina Lollobrigida se ne va un secolo di cinema, italiano ed internazionale. Grandissima interprete, in grado di dare voce e corpo a personaggi femminili indimenticabili, la Lollo è stata anche una fotografa, artista e reporter, che ha segnato il Novecento come poche.
foto tratta dal web
Lollobrigida, Grande protagonista del cinema italiano, era nata a Subiaco il 4 luglio del 1927, aveva quindi 95 anni compiuti. Lo scorso settembre l’attrice, che una generazione ha conosciuto come la Bersagliera, era stata dimessa dalla clinica, dopo una caduta in casa che le aveva causato una frattura del femore per cui era stata operata. Già quattro anni fa la Lollo era finita in ospedale proprio per un incidente domestico. In quell’occasione l’attrice fu presa in cura dai sanitari del Sant’Eugenio, ospedale a poca distanza dalla sua villa sull’Appia Antica, e dimessa un paio di giorni dopo.
Proprio il figlio ha dato la notizia della sua morte, il 16 gennaio 2023, che sarebbe sopraggiunta per l’aggravarsi delle sue precarie condizioni di salute dovute all’età:
La Bersagliera ci ha lasciato. Profondamente addolorati ne danno il triste annuncio il figlio Milko e suo nipote Dimitri. La famiglia chiede, in questo momento di grande dolore, da parte dei media il massimo rispetto. Seguiranno ulteriori comunicazioni in merito.
foto tratta dal web
Fino alla caduta accidentale in casa dello scorso settembre, con la frattura del femore che l’ha costretta a un intervento, giudicato perfettamente riuscito, ha vissuto da sola nella grande villa sull’Appia Antica, senza aver nulla della diva sul viale del tramonto, tanto da accettare la candidatura alle ultime elezioni, al collegio uninominale del Senato a Latina, e in altre circoscrizioni nel plurinominale proporzionale, per la lista ‘Italia sovrana e popolare’. Non era la prima volta: nel 1999 il suo nome compariva nella lista dei Democratici per le Europee. La sua vitalità ironica e la sua schiettezza nel guardare alla vita ne consegnano intatta l’immagine per tutte le generazioni che l’hanno vista icona del cinema, sex symbol italiano e ricordata nel mondo dalla stella sulla Hall of Fame di Hollywood.
foto tratta dal web
Recensione a cura di Ilaria Solazzo, giornalista pubblicista e blogger.
“Pinno un tuffo in aria” è un inbook, un libro illustrato con testo integralmente espresso in simboli. Leggerlo con i piccoli è divertente. Indicando i riquadri, uno ad uno con il dito, senza modificare velocità e ritmo della lettura originale si possono ottenere momenti di felicità. Il libro pubblicato da Bertoni Editore per la sezione Bertoni Junior è stato ideato da Elisa Mazzoli e Roberto Grassilli. Le traduzioni in simboli sono state realizzate da Roberta Palazzi, mentre per ciò che concerne la supervisione del testo in simboli, secondo il modello definito dal Centro studi inbook, Antonio Bianchi. Pinno non è né un pesce né un bambino. Pinno è un libro tradotto in simboli, da leggere insieme, un libro per l’infanzia, un input per l’interazione, per l’inclusione, per l’integrazione. Il simbolo è composto da un’immagine grafica accompagnata dalla parola alfabetica corrispondente: entrambe sono racchiuse da un riquadro che visivamente le tiene insieme e le evidenzia. Ascoltando e osservando il simbolo, il lettore può comprendere più facilmente il testo, soprattutto se i simboli vengono indicati uno adesso uno, facendo attenzione a non coprire con il dito né l’immagine né la parola. 15 euro di puro godimento per tornare bambini. Elisa Mazzoli ha la grande capacità di guardare e ascoltare i bambini – che dei suoi libri sono i destinatari ma anche i protagonisti – riconoscendone i tratti più veri e andando oltre un’idea adulta e spesso stantia dell’infanzia. I suoi personaggi, anche quando hanno una disabilità, sono prima di tutto bambini e forse anche per questo i lettori si riconoscono facilmente e a fondo nelle sue storie, senza farsi frenare dal sentore di un trabocchetto moralistico.
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Pinno un tuffo in aria – Area onlus (areato.org)
Elisa Mazzoli ha la grande capacità di guardare e ascoltare i bambini – che dei suoi libri sono i destinatari ma anche i protagonisti – riconoscendone i tratti più veri e andando oltre un’idea adulta e spesso stantia dell’infanzia. I suoi personaggi, anche quando hanno una disabilità, sono prima di tutto bambini e forse anche per questo i lettori si riconoscono facilmente e a fondo nelle sue storie, senza farsi frenare dal sentore di un trabocchetto moralistico. Questo accade con risultati di grandissimo valore in Noi (Bacchilega Junior, 2013), che è non a caso uno dei libri più belli finora usciti in Italia con un’attenzione al tema della diversità, e lo stesso si rileva per certi versi anche in Pinno un tuffo in aria (Bertoni, 2020), uno dei titoli più recenti dell’autrice, con illustrazioni di Roberto Grassilli.
Il protagonista, qui, pur vivendo nel mare, è un bambino a tutti gli effetti e non un pesce come si potrebbe pensare. Pinno vive in un sottomarino e ha un pescecane per animale domestico ma a parte questo, come tutti i bambini, non resiste all’idea di giocare con dei suoi coetanei. Così, uscito dalle profondità per un tuffo e udite delle giovani voci, Pinno si dirige senza esitazioni verso i bambini della spiaggia con il fermo intento di fare amicizia. Questi, dal canto loro, lo sommergono di domande – cosa che effettivamente di norma accade quando qualcosa o qualcuno di insolito irrompe nella quotidianità dell’infanzia – ma una volta soddisfatti nei loro interrogativi, non esitano a lasciarsi travolgere dal comune interesse per il gioco. Così come è venuto, Pinno torna infine alle sue onde, non senza la promessa di tornare presto dai suoi nuovi amici.
Recensione
Semplicissima nella struttura, la storia di Pinno dice con gentilezza lo stupore e fors’anche lo spavento che l’incontro con la diversità può generare, restituendo a entrambi i sentimenti il loro diritto di essere. Al contempo rivela la spontaneità con cui i bambini esternano le domande urgenti che tale incontro può suscitare in loro e che, se non sepolte e messe a tacere, aprono la strada a possibilità di conoscenza reciproca. Significativo, in questo senso, è il contributo interessante che le illustrazioni di Roberto Grassilli apportano al libro: le sue figure dai colori saturi e al limite della fluorescenza, le sue inquadrature ricercate e i suoi dettagli a tratti deformanti restituiscono un senso di straniamento e sorpresa generale, come a sottolineare che in fondo l’altro siamo sempre anche noi. “Pinno un tuffo in aria” è pubblicato dall’editore Bertoni Junior in formato inbook e presenta dunque il testo in simboli WLS. La scelta ha accompagnato la progettazione del libro fin dall’inizio, il che ha permesso ad Elisa Mazzoli di comporre un testo essenziale, lineare e realmente accessibile anche nella struttura sintattica senza bisogno di particolari rimaneggiamenti a posteriori. I simboli presentano, come da modello inbook, un riquadro ben marcato che comprende sia la componente alfabetica sia quella iconica, una distribuzione sulla pagina che segue la struttura della frase e un’indicazione puntuale dei diversi qualificatori (numero, genere…). Il libro unisce così una grande semplicità strutturale e un alto livello di dettaglio morfologico-sintattico, supportando e incentivando il miglioramento delle competenze di comprensione e lettura di bambini con difficoltà comunicative.
Link ufficiale della casa editrice
Pinno un tuffo in aria (bertonieditore.com)
Dove poter acquistare il libro online
Il bimbo che vive in fondo al mare è sempre reperibile in libreria anche in versione cartonata!
Pinno, il bambino dei fondali, che ha un amico pescecane e tanti bambini sulla spiaggia da conoscere e con cui giocare, il giorno in cui decide di tuffarsi in aria per la prima volta.
Una storia che l’autrice ha scritto appositamente per la versione in #CAA #widgitsymbols di Roberta Palazzi e che è stata illustrata da Rob Grassilli pubblicata da Bertonijunior Bertoni Editore Un albo illustrato per tutti e per ciascun bambino.
“Pinno un tuffo in aria” scritto da Elisa Mazzoli per Bertoni Junior Editore.
https://www.bertonieditore.com/…/644-pinno-un-tuffo-in…
Redazionale a cura di Ilaria Solazzo, giornalista pubblicista e blogger.
Pagina ufficiale della casa editrice
https://www.bertonieditore.com/shop/it/libri/784-piccoli-grandi-dante.html
Dove poter acquistare il libro, Piccoli Grandi DANTE, anche online
https://www.ibs.it/piccoli-grandi-dante-libro-claudia-savini/e/9788855352932
https://www.libreriauniversitaria.it/piccoli-grandi-dante-savini-claudia/libro/9788855352932
https://www.bertonieditore.com/shop/it/libri/784-piccoli-grandi-dante.html
Info sul libro “Piccoli Grandi DANTE”
Ehi, parlo proprio con te. In realtà io parlo moltissimo di mio, anche da solo, ma non lo raccontare a nessuno però, già a casa mia mi prendono in giro… Mi chiamo Durante Alighieri. Il mio nome lo devo al nonno materno, Durante Scolaro, il cognome è di mio padre che di nome faceva Alighiero di Bellincione. Non so se succede anche da te, ma qui ci vengono dati i nomi dei nonni e dei bisnonni, a volte i nomi diventano cognomi e viceversa… forse per non perdere le tradizioni di famiglia oppure perché non c’è troppa fantasia, non so! Durante non è un nome propriamente adatto a un bambino, secondo me, però non si può scegliere, giusto? Comunque, per mia fortuna, tutti mi chiamano DANTE.
Dettagli sul libro
Titolo del libro: “Piccoli Grandi Dante”.
Autrice: Claudia Savini.
Editore: Bertoni.
Illustratore: Antonini C.
Data di Pubblicazione: 2021.
EAN: 9788855352932.
ISBN: 8855352938.
Pagine: 94.
Formato: brossura.
Età consigliata: 9 anni.
Racconto fresco, dinamico, divertente; immagina l’infanzia di Dante con riferimenti storici, ma con linguaggio moderno e fluido. Interessante lo stile narrativo che alterna narrazione e spiegazioni/riflessioni dell’autore, con tono leggero. Consigliatissimo!
Recensione
Il libro “Piccoli Grandi DANTE” scritto da Claudia Savini per Bertoni Junior è arricchito dalle splendide illustrazioni di Claudia Antonini. Le 91 pagine che compongono il libro ci permettono di fare un viaggio nella vita di Dante. In una chiave contemporanea e originale la scrittrice fa parlare il piccolo protagonista in prima persona: è lui stesso, infatti, a condurre i lettori nel suo mondo.
L’autore della Divina Commedia è considerato il padre della lingua italiana, ma non solo. Ecco come spiegare Dante ai bambini
Dante Alighieri è una figura centrale per la cultura del nostro Paese: in Italia non esiste città o paesino che non abbia una via, una strada o una piazza intitolata a Dante e anche la persona meno meno avvezza alle letture umanistiche ne conosce l’inconfondibile sagoma, se non altro perché è ritratto sul dorso delle monete da due euro coniate dalla nostra Zecca.
Insomma, che ce se ne accorga o meno, il nostro quotidiano “trasuda” Dante e anche senza bisogno di addentrarsi in complicate questioni filologiche, sarebbe bene che fin da piccoli i bambini familiarizzassero con questo personaggio, magari sviluppando la consapevolezza che ogni volta che parlano (o scrivono) nella nostra bella lingua, dovrebbero essere un po’ grati allo “zio” Dante.
Chi era Dante Alighieri?
Dante Alighieri fu un poeta e letterato fiorentino che visse tra il XIII e il XIV secolo. In realtà il suo vero nome era Durante di Alighiero degli Alighieri, perché all’epoca non tutti avevano il cognome (solo le famiglie più importanti ne sfoggiavano uno) ed era abitudine identificare una persona citandone anche il padre.
Nacque nel 1265 e anche se non sappiamo bene il giorno esatto, si data l’evento tra il 21 maggio e il 21 giugno, poiché lo stesso Dante ci ha tenuto ad informarci di essere del segno dei Gemelli in quanto, da buon medievale, era convinto che le influenze degli astri fossero importanti nel destino di una persona. Membro di una famiglia benestante (anche se non tra le più prestigiose della città), Dante fu molto attivo nella turbolenta vita politica di Firenze, che allora era scombussolata da continue lotte interne e dal duro scontro tra guelfi (sostenitori del Papa) e ghibellini (sostenitori dell’Impero, l’altra grande autorità che regnava in Europa). Dante era un guelfo, anzi un guelfo Bianco, che ad un certo punto venne a scontrarsi con la fazione dei guelfi Neri, i quali ebbero la meglio e cacciarono i loro avversari, tra cui Dante stesso.
Dante infatti dal 1302 venne esiliato dalla sua città (che al tempo era una patria vera e propria) e visse da esule fino alla morte, giunta nel 1321. Grande parte della Divina Commedia fu scritta proprio durante il periodo dell’esilio.
Insomma, Dante Alighieri non fu affatto un “topo di biblioteca”, ma ebbe una vita molto movimentata!
Le opere
La sua opera più importante è naturalmente la Divina Commedia (anzi, Commedia, l’aggettivo “divina” lo aggiunse Boccaccio), l’intramontabile poema allegorico in cui Dante racconta il suo viaggio nell’aldilà attraverso Inferno, Purgatorio e Paradiso. Prima del suo capolavoro fu poeta stilnovista (ossia aderente ai canoni del Dolce Stil Novo) e cantò l’amor cortese nelle Rime giovanili e nella Vita Nova, una specie di raccolta autobiografica in cui Dante termina il proprio processo di maturazione e sancisce il legame tra la scrittura e la sua visione dell’Amore per Beatrice (la sua donna-angelo), che rappresenta l’unico sentimento in grado di elevare l’essere umano.
Dante però scrisse anche di politica (De Monarchia), della propria concezione di filosofia e, in generale, del intero sapere umano (Convivio) e si occupò anche di linguistica con il De Vulgari Eloquentia, un trattato in latino dove si occupa di quella lingua volgare che lui stesso avrebbe nobilitato qualche anno dopo proprio con la Divina Commedia.
Perché Dante è così importante?
Insieme ai suoi “colleghi” Petrarca e Boccaccio, Dante è considerato il “padre della lingua italiana”. Prima di Dante infatti era il latino la lingua letteraria per eccellenza, mentre il volgare (ossia la lingua del vulgo, del popolo) era riservata solo al modo di parlare quotidiano o a componimenti di minore importanza.
Il Dolce Stil Novo cominciò a scardinare questa concezione, ma fu proprio Dante Alighieri a conferire un’altissima dignità letteraria ed artistica a un dialetto – il volgare fiorentino – che divenne una lingua vera e propria, tanto che secoli dopo venne presa a modello per strutturare l’Italiano moderno.
Senza la Divina Commedia e il lavoro di Dante oggi, forse, non parleremmo la stessa lingua che invece utilizziamo ogni minuto della nostra vita.
Ma i meriti di Dante non finiscono qui: nella Divina Commedia (l’opera letteraria italiana più famosa nel mondo) , con i suoi mostri infernali, le penitenze divine e i personaggi descritti, il Sommo Poeta ha infatti regalato uno straordinario affresco della società medievale italiana, consentendoci di capire più da vicino come poteva ragionare un uomo di quel tempo.
L’Inferno di Dante
L’Inferno di Dante è la parte più citata e conosciuta della Commedia, nonché quella più affascinante (anche per un bambino). Qui infatti Dante si sbizzarrisce a inventare pene fantasiosissime (e spesso truculente) per i dannati seguendo il principio del contrappasso, il quale regola le pene “invertendo” la colpa o rendendole simili ai peccati commessi. Qualche esempio? Così come in vita si sono lasciati trasportare dalle passioni, i lussoriosi vengono sballottati in eterno da una tempesta divina (contrappasso per analogia). Gli ignavi invece, che in vita non presero mai una decisione e sono sempre rimasti fermi, all’Inferno devono correre continuamente punzecchiati da sciami d’insetti.
Altro grande elemento di fascino sono poi i mostri infernali, spesso presi in prestito dalla mitologia, come Minosse, il giudice che decide il girone di destinazione dei dannati o Cerbero, il cane a tre teste che fa la guardia al terzo cerchio dell’Inferno.
Dante e Beatrice
L’amore di Dante verso Beatrice è probabilmente il tema cardine dell’intera opera dantesca.
Il nostro Sommo Poeta infatti era sposato con Gemma Donati – dalla quale ebbe anche quattro figli – ma come spesso accadeva all’epoca, il suo vero amore era riservato a un’altra donna, Beatrice appunto, che però non lo ricambiava e morì molto giovane. Di questa donna angelica Dante ne descrisse l’apparizione nella Vita Nova e che poi ne fece una delle sue guide, insieme a Virgilio e San Bernardo, nel viaggio ultraterreno narrato nella Divina Commedia.
L’amore cantato da Dante però è ben più di una passione o un’infatuazione romantica per una bella donna: l’amore dantesco è un sentimento che eleva l’anima dell’uomo, che lo rende migliore e lo porta ad avvicinarsi a Dio, che infatti il poeta identifica con l’Amore stesso («l’amor che move il Sole e l’altre stelle»). In questo modo Beatrice non è più solo una fonte d’ispirazione per comporre sonetti, ma un vero angelo che salva l’anima di Dante!
Ilaria Solazzo, giornalista pubblicista e blogger, ha intervistato l’attore Tommaso Maria Costa figlio del noto produttore cinematografico Christian Costa.
Piccoli attori per grandi progetti cinematografici. Tommaso Maria Costa è uno dei protagonisti del film “Soldato sotto la Luna“, diretto da Massimo Paolucci. Questa è la sua primissima volta davanti ad una macchina da presa. Una carriera, la sua, che si preannuncia stellare. Si ritroverà in tutti i migliori cinema italiani e stranieri con il suo volto dai tratti americani. Nel suo sangue scorre infatti l’arte. Il papà è il produttore della PH neutro film, la casa di produzione che ha permesso l’evolversi del progetto. Sembra nato per fare l’attore. Nonostante la sua giovanissima età ha le idee molto chiare. Da grande vuole fare il regista. Noi oggi lo abbiamo intervistato per chiedergli qualcosina…
Ciao Tommaso come è stato lavorare su un set?
“Emozionante e divertente“.
Intendi dunque proseguire?
“Sì. Poi quando sarò nell’età giusta farò il regista“.
Eri il più piccolo del set, vero?
“Sì, sono stato super coccolato da tutti in particolar modo dal regista Massimo Paolucci“.
Ti piace l’idea di diventare famoso?
“Sì. Ma ancora sono piccolo magari quando sarò più grande“.
Quando non sei sul set cosa ami fare?
“Giocare con i miei amici ai video games“.
Avete già fatto l’albero ed il presepe. Cosa hai chiesto a Babbo Natale?
“Un po’ di regali, spero che mi porterà tutto“.
Cosa ami del periodo natalizio?
“Gli addobbi, le luci e le vacanze“.
Ilaria Solazzo, giornalista pubblicista e blogger, ha intervistato per noi di “Star3000”, oggi, la poetessa e scrittrice Valentina Riposati.
Ilaria – Come è nata la tua voglia di scrivere?
Qual è stato il tuo percorso per arrivare a fare ciò che ami?
Valentina – Ho sempre amato scrivere, fin da bambina, è da sempre una mia passione. Da circa un anno, però, questa passione ha preso sempre maggiore posto nella mia vita e scrivo sempre di più, soprattutto poesie, ma anche racconti brevi , favolette, insomma un po’ di tutto quando mi sento ispirata. Non credo di essere arrivata a fare ciò che amo totalmente, ma ce la sto mettendo tutto, mi impegno insomma.
Ilaria – A chi dedichi le tue poesie, i tuoi racconti e romanzi?
Valentina – A tutti coloro che guardandosi dentro riescono ad osservare meglio ciò che c’è fuori.
Ilaria – A chi ti ispiri? Quali sono i libri che ti hanno formato?
Valentina – La poesia contemporanea è molto attiva e interessante, amo leggere e quindi leggo molto e molti poeti e poetesse differenti e attuali. Alda Merini è una delle mie poetesse preferite. Da ragazza, ho amato molto “ Il barone rampante” e devo dire che sono un fan sfegatata di Italo Calvino di cui ho letto tutto ed amato soprattutto i libri fantastici “Il cavaliere inesistente” e “Il visconte dimezzato. Da donna adulta ho poi riletto con piacere “La metamorfosi “ di Kafka anche questo una pietra miliare , secondo me, della narrativa mondiale.
Ilaria – Qual è il complimento da parte di un lettore che ti ha reso più felice?
Valentina – Complimenti non mi vengono in mente, ma un’amica mentre le leggevo una mia poesia si è commossa molto e questo significa che le mie parole sono arrivate dove volevo, l’hanno emozionata e questo è più importante di tutti i complimenti del mondo.
Ilaria – Quali sono i tuoi riferimenti ispirazionali nell’arte?
Valentina – Impressionismo francese, mi piace vincere facile, diciamo.
Ilaria – Quanto è importante il passato per immaginare e costruire il futuro? Credi che il futuro possa avere un cuore antico?
Valentina – Le mie origini sono sempre con me, la mia famiglia, i miei genitori e i valori che mi hanno tramandato anche e soprattutto la semplicità delle piccole cose. Ok ad un cuore antico, quindi, per il futuro, ma anche una mentalità moderna ed innovativa.
Ilaria – Come immagini il futuro? Sapresti darci tre idee che secondo te guideranno i prossimi anni?
Valentina – Non riesco ad immaginare il futuro, si spera sempre sia migliore, ma è un concetto personale che a volte non si rispecchia con la reale situazione globale. Spero ci sia un’attenzione maggiore alla cultura, all’arte e in generale , ad una formazione dei nostri ragazzi attenta e approfondita, ma sono temi giganti , impossibili da definire in poche parole.
Ilaria – Cosa vorresti che i lettori riuscissero a comprendere leggendo le tue parole? Quale segno vorresti lasciare in loro?
Valentina – Vorrei emozionare , solo questo.
Ilaria – Adesso è arrivato il momento per porti da sola una domanda che nessuno ti ha mai fatto, ma a cui avresti sempre voluto rispondere… ovvero concludiamo con la domanda a piacere: Valentina chiede, Valentina risponde… Quale è la poesia da te scritta finora che più ti rappresenta? E perché?
Valentina – Non sarà la più bella , ma quella che rispecchia come sono e come vorrei che gli altri mi vedessero e ci si ritrovassero un po’ anche loro:
“La leggerezza”
Mi avvicinavo alla vita con leggerezza
non esigendo di più
Rimboccavo le maniche della pazienza
E mi muovevo con leggiadria
Per non dover trovarmi a pesare
Con bilance destinate
carichi di dolori
Sarebbe tutto più onesto
Ruotare e girovagare
Senza per questo
Apparire ingombranti
Mi avvicinavo alla coscienza di me
Con la leggerezza del sentirmi
Anche poco importante
Valeva
Comunicato stampa
In occasione della Giornata internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne, il 25 Novembre 2022 alle ore 17,00, presso Palazzo di Città Sala Consiliare – Corso Umberto, Bagheria (PA) avrà luogo “Libera da veli”. Tanti gli ospiti illustri che vi prenderanno parte. L’introduzione sarà moderata dall’Avv. Rosa Maria Sciortino.
Conferenza: “Libera da Veli” COMUNE DI BAGHERIA BAGHERIA, 25 NOVEMBRE 2022 – ORE 17,00 PALAZZO DI CITTÀ SALA CONSILIARE – CORSO UMBERTO.
Saluti:
Maria Filippo Tripoli Sindaco di Bagheria;
Daniele Vella Vice Sindaco;
Gianfranco Garau Presidente 5RWDU\Club Bagheria;
Tommaso Puccio Presidente Rotary Palermo Mondello;
Domenico Presidente Rotary Corleone Fidapa Lions Inner: KHHO.
Interventi:
Dott. Andrea Giostra Psicologo e criminologo;
Martino Grasso Giornalista La Voce di Bagheria Intervista un testimone;
Domenico Barone Ispettore di polizia – Criminologo:
Cinzia Denaro Monologo: “ Fiore di Campo senza scampo” di Adele Musso:
Dott.ssa Sonia Tinti Barraja Psicologa-Psicoterapeuta;
Dott.ssa Marianna Cirone Responsabile centro anti violenza “Cassiopea”.
Introduce e modera: Avv. Rosa Maria Sciortino.
L’Immagine della locandina è stata realizzata da Adele Musso.
Comunicato Stampa
CORTISSIMI Anzio Cinema Astoria 18 Novembre 2022
Grande successo per la 1°Edizione di CORTISSIMI realizzata dall’Associazione Liberi Eventi con il Patrocinio del Premio Internazionale Vincenzo Crocitti.
C’era grandissima attesa per la Prima Edizione di CORTISSIMI, rassegna cinematografica dedicata ai Cortometraggi, andata in scena ad Anzio sul Grande Schermo del Cinema Astoria, e la serata ha consegnato infatti un momento magico di cinema, ricco di significati forti ed emozionanti. La rassegna, realizzata dall’Associazione ASD-APS LIBERI EVENTI, presieduta dallo scrittore e aforista di Nettuno Michele CIOFFI in collaborazione con Valentina GEMELLI, Simona RETROSI e Francesco RIZZI e con il Patrocinio unico ed esclusivo del Premio Internazionale Vincenzo Crocitti per tramite del suo Direttore e Autore Francesco FIUMARELLA, ha registrato una grandissima partecipazione di pubblico, il quale in modo attento e incuriosito ha assistito alla proiezione di ben 6 Cortometraggi, ANTI, SOLO 4 ORE, BLACKOUT, THE LIBRARY, IL PRIVILEGIO DELL’ULTIMA ONDA E 1920-DUE CUORI E UN CHEWING-GUM ognuno con la propria storia da raccontare, le proprie personali emozioni da trasferire.
Successivamente alla visione di ogni corto la brava Sara COLONNELLI, presentatrice della serata, ha poi carpito le sensazioni dei cast invitati sul palco davanti ad un’attentissima giuria tecnica presieduta dalla sceneggiatrice, autrice ed attrice Eleonora BALIANI, composta dal Direttore e Autore del Premio Internazionale Vincenzo Crocitti Francesco FIUMARELLA, dall’ufficio stampa Gianluca CROCE, dal compositore e musicista Massimiliano SPURIO, dalla Direttrice della rivista PINK MAGAZINE Cinzia GIORGIO, dall’attrice Valentina CHIARENZA e dalla Direttrice della rivista MIO e della rivista ACQUA e SAPONE Silvia SANTORI.
La Giuria, al termine della serata, ha declamato una propria critica cinematografica confluita in una menzione d’onore per ogni corto.
Attori, registi e produzioni provenienti da tutta Italia, il tutto con una Madrina d’Onore d’eccezione, Catia FRANCHI dell’atelier di Moda di Elisabetta FRANCHI, e ospiti d’onore della serata l’Amministratore di OPERA EDIZIONI Società di Arte e Cultura Pietro TOMASSINI e la Referente Organizzativa degli spettacoli dello scrittore Michele CIOFFI per l’Emilia ROMAGNA, Sonia DUTHEL.
Un ringraziamento speciale al Servizio di Sicurezza PRINCIPE SERVICE DR SECURITY di Antonio DI RUOCCO che ha garantito la sicurezza dell’evento.
Un ulteriore e sentito grazie a tutti gli sponsor locali che hanno voluto essere presenti in una serata così importante: Il Chiosco bar “La Pecora Nera” di Gildo ARMILLEI, il Caffè Tomeucci, l’Agenzia “JL Immobiliare” di Jacopo POCCI, la lavanderia “L’Oasi del Pulito”, la Pasticceria “Esposito”, il forno “Papa” l’autofficina “Mc Motors” e le strutture alberghiere “La Riviera” di Anzio, “Le stanze del Borgo” e “Borgo your luxury suites” di Nettuno. Brindisi finale graditissimo offerto dalla Azienda Vinicola Casa della Divina Provvidenza, alla quale va un affettuoso ringraziamento.
“Gli obiettivi della serata erano fondamentalmente due, riportare tantissime persone in presenza al Cinema e farlo attraverso la proiezione di autentiche perle cinematografiche rappresentate appunto da 6 bellissimi Cortometraggi. Credo davvero che tutto questo sia avvenuto nel migliori dei modi”.
Così un emozionato Michele CIOFFI a fine serata.
GALLERIA FOTOGRAFICA
Articolo a cura della giornalista pubblicista e blogger Ilaria Solazzo.
A Natale un libro è sempre una buona idea e per ogni tipo di lettore esiste il libro perfetto. Trovalo su Urbone Publishing – Storie di Calcio e di Sport
“Urbone Publishing” nasce in Italia grazie al progetto e all’idea di Gianluca Iuorio. La carriera di questa casa editrice inizia con la pubblicazione di alcuni testi sportivi. L’esperienza editoriale di G. Iuorio nasce nel segno della resistenza e della libertà di espressione. Ha dimostrato una grande capacità nell’individuare casi internazionali di successo. Attualmente ha diversi titoli di punta. Oggi come oggi, l’editore si caratterizza per una grande e minuziosa ricerca qualitativa (che mai cede al richiamo delle sirene commerciali), contando nelle proprie fila nomi del calibro di Sergio Taccone, Alessandro Ruta, Massimiliano Castellani… solo per citarne alcuni. Ha ha l’obiettivo di esplorare letterature sportive e non originali con tutta l’immensa ricchezza che custodiscono. Gli ambiti di interesse sono vastissimi e coinvolgono anche ambiti come i viaggi, le città, i temi contemporanei della società. Oggi esplora aree più vaste e esporta ottima letteratura italiana all’estero.
Urbone Publishing è una casa editrice pronta a pubblicare quanto di meglio si scrive nel mondo, ma spesso è ignorata da chi in questo campo ha più forza e ricchezza. Oggi la letteratura di ogni genere, la saggistica e le opere specialistiche viaggiano tutte sul Web. Il lettore è spesso occupato a navigare e trova più comodo e allettante avere a disposizione i libri, conciliando il desiderio di ognuno di spaziare nella rete con l’esigenza di aggiornarsi e leggere offriamo questa grande opportunità e la garanzia che la qualità degli scritti sarà di sicura eccellenza.
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UN BELLISSIMO LIBRO TRA LE NUOVE USCITE…
“ED È GOL. Viaggio nelle telecronache di Bruno Pizzul” di Giuseppe Malaspina & Antonino Palumbo.
Ed è gol è un saggio semiserio che si sofferma sul linguaggio di Bruno Pizzul, uno dei più popolari giornalisti televisivi italiani a cavallo fra gli anni Ottanta e Duemila. Sullo sfondo, c’è il racconto in presa diretta del telecronista, che non può permettersi le divagazioni concesse a chi scrive. E proprio in quella dimensione, dove il tempo costringe ad accordare preparazione e improvvisazione, la lettura delle azioni in corso di svolgimento dà vita a una telecronaca. I due autori articolano il proprio lavoro attraverso una successione cronologica di partite, delle quali Pizzul è stato la voce narrante. Il proposito è di fare emergere la forza comunicativa di un sostantivo, di un avverbio, di un’interiezione. Undici sono i capitoli relativi a partite disputate da squadre di club italiane. Altri undici riguardano sfide della Nazionale. A completare il testo, arricchito dalla prefazione del giornalista Furio Zara, un’intervista inedita a Bruno Pizzul e due capitoli scritti in chiave più personale, intorno alla figura dello storico telecronista. Dal potere magnetico di riunire persone diverse davanti a un televisore, fino alla capacità di scandire come un metronomo le stagioni della vita che passano, semplicemente narrando un gioco.
Dove poter acquistare il libro online
Descrizione del libro
Ed è gol è un saggio semiserio che si sofferma sul linguaggio di Bruno Pizzul, uno dei più popolari giornalisti televisivi italiani a cavallo fra gli anni Ottanta e Duemila. Sullo sfondo, c’è il racconto in presa diretta del telecronista, che non può permettersi le divagazioni concesse a chi scrive. E proprio in quella dimensione, dove il tempo costringe ad accordare preparazione e improvvisazione, la lettura delle azioni in corso di svolgimento dà vita a una telecronaca. I due autori articolano il proprio lavoro attraverso una successione cronologica di partite, delle quali Pizzul è stato la voce narrante. Il proposito è di fare emergere la forza comunicativa di un sostantivo, di un avverbio, di un’interiezione. Undici sono i capitoli relativi a partite disputate da squadre di club italiane. Altri undici riguardano sfide della Nazionale. A completare il testo, arricchito dalla prefazione del giornalista Furio Zara, un’intervista inedita a Bruno Pizzul e due capitoli scritti in chiave più personale, intorno alla figura dello storico telecronista.
Icona. Unico il suo tono di voce, il ritmo con il quale ha raccontato il suo amato calcio. Simbolo e riferimento del nostro giornalismo sportivo. Con lui abbiamo gioito e pianto, insieme, dietro ad un pallone. Mentre l’Italia, il Paese, cambiava volto, Pizzul è stato sempre un riferimento fisso.
“IL CALCIO ANNI ´70. Primo volume 1969-1974” di Massimo Prati.
Nella mia attività di autore e ricercatore mi piace variare a livello di tematiche e di campi di indagine. Per la casa editrice Mimesis ho scritto “Rivoluzione Inglese. Paradigma della Modernità”, un libro sul periodo di Oliver Cromwell che consiglio a tutti gli appassionati di Storia Sociale e di Storia del Movimento Operaio. Con Urbone Publishing ho pubblicato, tra i vari lavori, “Dieci Racconti di una Lucertola del Porto di Genova”, un romanzo incentrato sulla figura di un portuale genovese, volontario libertario nella Rivoluzione Spagnola del 1936. Con l’editrice Fanalex Publishing, della scuola Supercomm di Ginevra, ho anche lavorato, in qualità di coautore e di editor, all’uscita di due libri sulla didattica dell’italiano a stranieri.
Ma, le tematiche calcistiche mi hanno sempre interessato. Dopo avere partecipato, nel 2004, ad un lavoro collettivo della Fratelli Frilli Editori, “Sotto il Segno del Grifone “, tra il 2017 e il 2020 ho pubblicato due edizioni de “I Racconti del Grifo” (Nuova Editrice Genovese 2017, Urbone Publishing 2020), un testo che parla della storia del Genoa e della città e “Gli Svizzeri Pionieri del Football Italiano”, un libro che si concentra sul rapporto tra football italico e calciatori elvetici nel periodo che va dal 1887 al 1915, con particolare attenzione ai club di Milano, Genova, Torino e alla Nazionale Italiana.
Ora, esco con un nuovo lavoro a tema calcistico: il calcio degli anni Settanta. Inizialmente, pensavo di scrivere un volume unico su questo argomento. Ma dopo tre anni di studio, da un lato mi sono accorto che avevo coperto solo il periodo 1969-1974, dall’altro mi sono reso conto che avevo però ampio materiale per la pubblicazione di un primo testo. Per questo motivo, ho deciso di uscire con un primo volume che copre appunto il periodo 1969-1974. In esso, per ogni singolo anno, si parla del Campionato di Serie A, della Coppa Italia, della Coppa dei Campioni, della Coppa delle Coppe, della Coppa Uefa (a partire dal ’72), della Coppa Libertadores, della Coppa Intercontinentale e delle varie assegnazioni del Pallone d’Oro. Sono trattati anche i Mondiali del ’70, quelli del ’74 e gli Europei del ’72, più una serie di profili biografici di calciatori o allenatori italiani e stranieri (Armando Picchi, José Sanfilippo e altri ancora). Per me parlare di calcio senza parlare di Genoa è impossibile, per cui ho dedicato alcune pagine a Mario Da Pozzo, a Franco Viviani, ad Arturo Silvestri, a Gigi Simoni e a Roberto Pruzzo.
Le partite sono ricostruite con rigore storico, sulla base di uno studio approfondito della carta stampata e del materiale visivo, ma il tutto è interpretato e raccontato con lo sguardo del semplice tifoso, senza alcuna ambizione di analisi tecnica, non essendo io un professionista del calcio giocato o un giornalista sportivo. Però, la narrazione è arricchita e resa originale da un approccio che ormai ho sviluppato e consolidato negli anni. Un approccio che mi porta ad intrecciare le vicende calcistiche con la storia sociale. Ed è per questo che parlando di Cruijff o di George Best, ripercorro gli anni della fine del franchismo o del conflitto nordirlandese e ricostruendo alcune partite degli Azzurri, del 1970 e del 1972, rievoco l’esperienza di vita degli emigrati italiani, in Svizzera e in Belgio, nella prima metà degli anni Settanta. Per lo stesso motivo, i capitoli di ogni singolo anno sono preceduti da una sezione di inquadramento storico in cui sono sinteticamente riassunti i più importanti avvenimenti da un punto di vista storico, politico, sportivo, cinematografico, musicale e letterario.
Note sull’autore del libro:
Laureato alla Facoltà di Lingue e Letterature Straniere di Genova. Specializzazione in Scienze dell’Informazione e della Comunicazione Sociale e Interculturale. Studi Post-Laurea, nel 2004 e nel 2005, presso il Dipartimento di Linguistica dell’Università di Ginevra, nell’ambito del DEA (Diplôme d’Etudes Approfondies) e, nel 2017, al St Clare’s College di Oxford (Teacher of English Language and Literature).Vive in Svizzera dal 2004, dove lavora come formatore in un centro specializzato nell’insegnamento delle lingue agli adulti, l’Istituto Supercomm di Ginevra, e come insegnante in una scuola inglese del Canton di Vaud, l’Aiglon College di Chesières-Villars sur Ollon.
Pubblicazioni: “Nella Tana del Nemico”, inserito nella raccolta dal titolo, “Sotto il Segno del Grifone”, Fratelli Frilli Editori, 2004; “I Racconti del Grifo. Quando Parlare del Genoa è come Parlare di Genova”, Nuova Editrice Genovese, 2017; “Gli Svizzeri Pionieri del Football Italiano”, Urbone Publishing, 2019; “Rivoluzione Inglese. Paradigma della Modernità”, Mimesis Edizioni, 2020; seconda edizione de “I Racconti del Grifo. Quando Parlare del Genoa è come Parlare di Genova” Urbone Publishing, 2020; coautore di “Imbarco Immediato. Didattica della Lingua Italiana”, Fanalex Publishing, Ginevra, 2021; “Dieci Racconti di una Lucertola del Porto di Genova”, Urbone Publishing, 2021.
Ha scritto anche numerosi articoli, di carattere sportivo, storico, sociale o culturale, pubblicati su differenti blog, siti, riviste e giornali. Collabora con “PianetaGenoa1893” e “GliEroidelCalcio”.
Ancora indecisi su cosa regalare all’amico, allo zio, al collega? Scegliete una buona lettura, perché i libri hanno sempre un valore aggiunto.
“Ed è Gol – Viaggio nelle telecronache di Bruno Pizzul”, il libro scritto a quattro mani da due giornalisti professionisti, il calabrese Giuseppe Malaspina e il lucano Antonino Palumbo, che si sono uniti per esplorare e raccontare “la forza comunicativa di sostantivi, avverbi e interiezioni del popolare giornalista friulano, voce narrante del calcio italiano” vi è la magia di un uomo che ha contribuito a rendere il calcio italiano una leggenda mondiale.
Il racconto si snoda attraverso 22 telecronache delle partite commentate in tv da Pizzul, equamente divise tra gare di club e gare della Nazionale, in un viaggio che va dalla finale della Coppa dei Campioni all’Olimpico tra Roma e Liverpool nel 1984 ai Mondiali di calcio del 2002. Ed ogni capitolo ha per titolo una parola o un’espressione usate da Pizzul in diretta televisiva.
La prefazione è del giornalista Furio Zara e nel libro è compresa un’intervista inedita e due capitoli in chiave più personale, dedicati allo storico telecronista, del quale Malaspina e Palumbo esaltano “il potere magnetico di riunire persone diverse davanti a un televisore, fino alla capacità di scandire le stagioni della vita, semplicemente narrando un gioco”. “Nel silenzio dei tifosi azzurri che assistono a quel quarto di finale nel 1998, c’è quasi il desiderio di spingere il pallone in rete con la forza del pensiero. Quando Pizzul esclama ‘Palla fuori di un niente’, gli spettatori italiani, inchiodati davanti all’azione, vorrebbero che la sua voce mutasse il corso degli eventi”, hanno scritto gli autori . “Ed è gol – Viaggio nelle telecronache di Bruno Pizzul” (Urbone Publishing, 235 pp., prezzo 16 euro) è disponibile in tutte le librerie on line (Amazon, IBS, Mondadori, Feltrinelli) e ordinabile in tutte le librerie.
ED È GOL. Viaggio nelle telecronache di Bruno Pizzul – Urbone Publishing
Se non sapete ancora cosa mettere sotto l’albero di amici e parenti, piuttosto che spendere soldi in inutili oggetti che verranno riciclati o dimenticati in cantina, perché dunque non regalare un libro a Natale? I motivi per fare questo dono sono molteplici e noi ve li segnaliamo!
Urbone Publishing
SEDE: Via Monacacchio 36, 83053 S.Andrea di Conza (Avellino)
P.IVA 03003500646
SIMONE IODICE É UN NOTO DESIGNER, SPEAKER E CONDUTTORE RADIOFONICO ITALIANO… FONDATORE DEL BRAND LUXURY SEVERE GUSTS ITALY. SIMONE PRODUCE BORSE IN PELLE DI AGNELLO PURO AL NATURALE. IODICE EX UFFICIALE DELLA MARINA ITALIANA, HA FONDATO IL SUO BRAND NEL 2011. IL BRAND OFFRE LA POSSIBILITA’ DI PERSONALIZZARE LE BORSE IN PELLE.
Simone Iodice conosciuto dallo Star System come Severe è un noto inviato di “Fashion Gossip Vip” che grazie ai suoi video divertenti con molti personaggi famosi del calibro di Lello Arena, Lele Mora, Francesca Cipriani, Natalia Bush, Maria Guerriero e molti altri… ha conquistato il mondo di Tik Tok, di Instagram e di Facebook!
È stato notato ovviamente da una radio famosa che lo ha voluto nel suo team. Simone ha fatto l’inviato per passione e il presentatore di automobili come lavoro in una nota concessionaria dove si divertiva a girare video divertenti mettendo tutta la sua dedizione anche qui. A lui che il mondo stellato è sempre piaciuto fin da giovane e che involontariamente ne è entrato a far parte con la sua simpatia campana la dea bendata ha spalancato le porte.
All Music Digital Radio è una web radio molto conosciuta nel Sud Italia e non solo! con un vasto palinsesto radiofonico. Simone conduce un programma dal nome “All Music Vip”, un programma dedicato prettamente alle persone importanti, ovvero ai VIP ed al gossip. Simone con la sua simpatia e genialità instaura con il pubblico un rapporto speciale facendo interviste e scherzi a personaggi famosi, il tutto accompagnato da tanta buona musica.
Conosciamolo meglio attraverso una “frizzante” intervista.
Intervista
Ilaria Solazzo, giornalista pubblicista e scrittrice, ha intervistato l’artista Simone Iodice.
Ilaria – Benvenuto carissimo Simone su “Star3000”. Un onore averti finalmente nostro ospite. Iniziamo la nostra chiacchierata con una primissima domanda. Quando hai sentito la “vocazione” per il mondo artistico?
Simone – La “chiamata” è sempre stata viva in me… io le ho solo permesso di manifestarsi concretamente.
Ilaria – Quale aggettivo senti ti rappresenta al meglio?
Simone – Un solo aggettivo non fa per me. Sono allegro e gioviale, istintivo ma riflessivo all’occorrenza, loquace, ma altamente professionale.
Ilaria – Sei una persona più di cuore o di testa?
Simone – Dare tutto per gli altri è un’azione molto nobile, ma non bisogna mai dimenticarsi che può finire per svuotarvi del tutto. Ci vuole equilibrio e saggezza. Io sono entrambi a seconda della circostanza.
Ilaria – Da dove prendi ispirazione per i tuoi lavori a 360gradi?
Simone – L’ispirazione per me può venire da tutto. Qualsiasi cosa mi trovo davanti durante il giorno mi regala nuove idee. Alcune le elaboro subito, altre le immagazzino.
Sicuramente viaggiare è al primo posto. Vedere nuovi luoghi, scoprire culture è la cosa migliore per cercare ispirazione. Non c’è mai stato un viaggio che non mi abbia dato indietro qualcosa.
Ilaria – Pur essendo una persona che ama viaggiare sembri molto legato alla tua città natale, Ischia. Che rapporto hai con la tua regione?
Simone – Potrei stare un mese in giro per l’America, ma poi sentirei la necessità di tornarvi almeno per due settimane. Della Campania cambierei tante cose. Sicuramente è una terra dove, almeno io, ogni tanto mi sento “soffocare”. È la regione più bella del mondo sotto alcuni punti di vista, parlo sul serio, e sarebbe bello se lo fosse anche per molti altri motivi.
Ilaria – Quale città tra quelle in cui ancora non sei stato ti piacerebbe visitare? E perché?
Simone – La lista è ancora lunga. Forse ci vorrebbero tre vite per vedere tutte le città che ho nella mia testa. Sicuramente vorrei continuare a visitare la Francia, soprattutto conoscere meglio il Giappone. Però credo che, appena sarà possibile, andrò in California ed a Miami. Questi due luoghi sono un chiodo fisso da qualche anno e penso siano “tappe fondamentali”.
Ilaria – Che rapporto hai con i social network? Sempre più spesso la tua identità viaggia sulla rete. Tu cosa ne pensi? Che idea ti sei fatto?
Simone – Amo i social network! Credo che chiunque, e ti parlo solo del mondo “artistico”, non usi i social ai giorni d’oggi, sbagli. Esistono varie modalità di utilizzo e, se si sceglie quella corretta, possono essere un mezzo potentissimo. Restando nel mio mondo, non sopporto quelli che si definisco “star da Instagram”. Diecimila, ventimila o cinquantamila follower, ma poi per strada il nulla. Sto parlando di svip. Credo che i social dovrebbero essere un plus ed un supporto a quello che è la produzione di ogni artista. Io la vedo così.
Ilaria – Chi sono gli artisti con cui hai effettuato una sinergia positiva?
Simone – Lello Arena, Selvaggia Lucarelli, Domenico Auriemma… Ma la lista è interminabile.
Ilaria – Hai un sogno nel cassetto?
Simone – Certo, come tutti. Ma per ora resterà top secret.
Ilaria – C’è qualche cosa che vorresti raccontarci, ma che nessuno ti ha mai chiesto?
Simone – Un giorno mi piacerebbe parlare dei miei viaggi in giro per il mondo e delle mie esperienze personali. Senza essere considerato “fico” perché sono famoso in radio ed in TV. Vorrei che le persone capissero, attraverso i miei racconti, quanto viaggiare possa arricchire e regalare esperienze uniche. Credo che ne uscirebbe qualcosa d’interessante.
Ilaria – Il coefficiente di un artista, dal tuo punto di vista, come lo si può valutare?
Simone – Cosa c’è di più spontaneo del fascino naturale che esercita su di noi un personaggio famoso? Perché alcuni vip, seppure di una bellezza estrema, ci lasciano pressoché indifferenti mentre altri hanno il potere magnetico di catturare la nostra attenzione e scatenare una reazione profonda sui nostri sensi? Alcuni Artisti sembrano entrare perfettamente in risonanza con la lingua del nostro inconscio. L’arte parla alle nostre parti più irrazionali e profonde, spesso mettendoci in connessione con zone di noi stessi che per primi non conoscevamo. È possibile quindi scoprire molto dei nostri istinti più spontanei, e magari nascosti, in base a dove si orienta il nostro occhio istintivamente. Quale di questi Artisti ci fa sentire “a casa” e interpreta meglio il nostro sentire emotivo? In base alla risposta sarà possibile scoprire qualcosa in più della nostra personalità. Spero di essere stato chiaro ed enigmatico al tempo stesso.
Ilaria – Se tu potessi fare un regalo all’umanità per cosa opteresti?
Simone – Regalerei la serenità perché chi è sereno non rompe a nessuno (ride).
Ilaria Solazzo, giornalista e scrittrice, ha intervistato oggi per voi di “Star3000”, l’attore Filippo Velardi che potete vedere in questi giorni al cinema nel Dante di Pupi Avati, interpretando Bernardino da Polenta.
Ilaria – Finalmente al cinema, nelle sale cinematografiche italiane, il film Dante: quali emozioni hai provato quando hai saputo che saresti stato diretto nuovamente dal Maestro Pupi Avati?
Filippo – Quando ricevetti la chiamata nella quale mi si annunciava il mio personaggio ho provato una gioia immensa, perché sapere di contribuire ad un film del genere, oltre che essere una soddisfazione, e anche una grande responsabilità.
Ilaria – Cosa rappresenta per te Pupi Avati?
Filippo – L’inizio di un cambiamento umano e artistico; un cambio di volta. Devo a lui il mio debutto sul grande schermo. È un regista galante, eccellente e padre sensibile…solo i grandi registi sanno essere umani nonostante gli innumerevoli successi.
Fotografia realizzata da Francesca Teora
Ilaria – Durante le riprese vi è un aneddoto che ricordi con particolare riguardo?
Filippo – Sì. Dovevo interpretare il mio personaggio, Bernardino da Polenta, caricandolo di emozione. Temevo di sbagliare qualcosa, di deludere Pupi. Lui avendo colto il mio stato d’animo mi si accostò porgendomi una dolce carezza sulla guancia, e sorridendomi mi disse:” Adesso la farai…”. Quelle sue parole non le potrò mai dimenticare, mi rasserenarono. Da credente in Dio quale sono, probabilmente da lassù si sono serviti del maestro Avati per farmi sapere che facevano tutti il tifo per me.
Ilaria – Un cast stellare. Un grande privilegio farne parte, vero?
Filippo – Assolutamente sì. Alessandro Sperduti, Sergio Castellitto, Enrico Lo Verso, Alessandro Haber, Nico Toffoli, Gianni Cavina, Leopoldo Mastelloni, Ludovica Pedetta, Romano Reggiani, Carlotta Gamba, Paolo Graziosi, Mariano Rigillo, Patrizio Pelizzi, Valeria D’Obici, Giulio Pizzirani, Erica Blanc, Morena Gentile, Milena Vukotic e Antonella Ferrari. È stato per me un onore lavorare con questi attori meravigliosi e di grande caratura.
Fotografia scattata da Sara Gautier.
Ilaria – La pellicola, ispirata al libro di Giovanni Boccaccio, o sbaglio?
Filippo – Sì, esatto, al Trattatello in laude di Dante. Narra la vita del poeta Dante Alighieri raccontata dallo stesso Boccaccio: al soggetto del film è ispirato il romanzo di Avati L’alta Fantasia, il viaggio di Boccaccio alla scoperta di Dante.
Ilaria – Puoi brevemente riportarci la trama?
Filippo – Giovanni Boccaccio viene incaricato dai Capitani di Or San Michele di portare dieci fiorini d’oro come risarcimento simbolico a Suor Beatrice, figlia di Dante Alighieri, monaca a Ravenna nel monastero di Santo Stefano degli Ulivi. Durante il viaggio, Boccaccio incontra alcuni personaggi che hanno conosciuto Dante o che hanno assistito alla sua morte, ripercorrendo così in una serie di flashback la vita del sommo poeta da quando, bambino, aveva perso la madre, fin all’incontro con Beatrice e alla sua prematura scomparsa, l’amicizia con Guido Cavalcanti, l’impegno politico e l’esilio. Boccaccio giunge infine a Ravenna, dove potrà incontrare Suor Beatrice che, inizialmente contraria a vederlo poiché giunge come emissario dei fiorentini che esiliarono il padre, consentirà poi all’incontro con lui, che le confessa di considerare Dante come un padre.
Fotografia realizzata da Francesca Teora
Ilaria – Straordinaria anche la colonna sonora del film. Non trovi?
Filippo – Le musiche del film sono state composte da Lucio Gregoretti e Rocco De Rosa, il brano “Danza delle sorelle” è composto da Francesco Oliviero.
Ilaria – Ti sei visto al cinema?
Filippo – Il 16 giugno 2022 all’Auditorium di via della Conciliazione a Roma si è tenuta la première della pellicola alla quale non potetti presenziare poiché impegnato su un altro set. Oltre a Pupi Avati e al fratello, il produttore Antonio Avati, era presente il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella. Io li raggiunsi solo sul finale per un abbraccio. Ho potuto vedere me stesso solo ieri in una sala cinematografica italiana sita in Toscana, la terra dell’amato Dante.
Fotografia scattata da Sara Gautier.
Ilaria – Progetti futuri?
Filippo – Mi vedrete agli inizi del 2023 su due nuove fiction Rai.
Ilaria- A chi senti di dover dire grazie in questo momento?
Filippo – A Dio in primis e poi a Pupi per la grande occasione offertami. Il monologo a cui ho dato voce, interpretando Bernardino da Polenta, fratello di Francesca da Rimini, ha emozionato grandi e piccoli. Sto ricevendo attestazioni di grande affetto… Mi sento soddisfatto, e in continua crescita professionale. Per me iniziare un nuovo set è come se fosse sempre la prima volta. Come il primo appuntamento con una donna.
Fotografia realizzata da Francesca Teora
Artigiano Maestro Orafo, Aldo Ferraro, è sinonimo di garanzia, qualità, eleganza, bellezza e stile.
La sua gioielleria, situata nel suggestivo centro storico di Brancaleone, in Calabria offre alla sua clientela un’esperienza indimenticabile grazie ad eleganti creazioni orafe create dall’ingegno ed inventiva del titolare Aldo, al fascino distintivo, ricercato e riconoscibile della più raffinata gioielleria.
L’amore per l’arte lo ha portato nel mondo del restauro con alti riconoscimenti, come quelli della Sovrintendenza dei Beni Artistici e Storici, che gli ha affidato i restauri delle sue opere per riportarle all’antico splendore.
I gioielli di Aldo Ferraro sono creazioni di gioielleria artigianale, nate dall’amore per l’arte orafa e dalla ricerca per la gioielleria più raffinata, dallo stile distintivo.
Ogni pezzo è il risultato di gusto e sensibilità italiane e la lavorazione di ogni singola creazione parte dalla scelta di materiali preziosi e di pietre selezionate.
Indossare un suo gioiello diventa una esperienza indimenticabile. Ogni creazione è un pezzo unico, non replicabile.
Preziosi realizzati con la passione e l’esperienza maturata dal Maestro nel suo laboratorio attivo da circa 40 anni.
Tutti i Gioielli di Aldo Ferraro Orafo sono creati a mano artigianalmente dal Maestro, e personalizzati in base alle richieste. Anelli uomo, orecchini uomo, collane uomo, ciondoli uomo, collier uomo, bracciali uomo, bracciali tennis uomo… Pezzi unici forgiati con passione ed esperienza.
La missione di Aldo è aiutare ogni persona a raccontare al meglio la propria storia, scegliendo un gioiello che la rappresenti, che esprima appartenenza e che viva attraverso il tempo. La sua visione è costruire una rete di valore attraverso le persone. Il Maestro crede nel valore di ogni persona così come in quello di ogni storia. E nel farlo, desideriamo essere inclusivi.
Crede che un gioiello sia funzionale ad esprimere appartenenza ad un momento, ad un luogo, ad una community perchè l’appartenenza è una forma d’identità.
Crede che la condivisione sia il vero collante, ciò che crea una relazione tra le storie e le persone, facendole vivere nel tempo.
Crede che l’unicità sia un elemento di unione. Così le sue creazioni: parlano del suo essere unico facendoci sentire parte del mondo.
Aldo Ferraro continua a guardare al futuro con curiosità e desiderio di innovazione.
“Il valore nasce dalla condivisione di un ricordo custodito nel tempo”.
“Nell’epoca della massificazione e della standardizzazione, i nostri artigiani orafi devono avere il coraggio e l’orgoglio di andare contro corrente puntando tutto sulla individualità, sulla originalità, sulla qualità. Solo così l’Italia, può vincere nel tempo del mercato globale” Aldo Ferraro Orafo.
Il sito ufficiale è https://aldoferraroorafo.it/
Articolo scritto da Ilaria Solazzo, giornalista pubblicista e blogger.
A GRANDE RICHIESTA TORNA LA REPLICA DELLO SPETTACOLO DEDICATO A RAFFAELLA CARRA’
In foto M. Lanti
Si terrà a Montorio al Vomano, la replica del più grande e emozionante omaggio dedicato alla più grande, Raffaella Carrà. Interverranno con una testimonianza: SERGIO JAPINO (regista e coreografo) SALVO GUERCIO (autore Rai) CRISTIANO MALGIOGLIO (autore musicale) ANGELO PERRONE (Press Agent Raffaella) MARINETTA SAGLIO ( fotografa ufficiale Raffaella) GIANNI BELFIORE (Autore musicale) Uno Spettacolo che affronterà in balletto tutto il percorso artistico di questa grande icona, con anche coreografie di spessore. Il più grande e bell’ omaggio mai fatto ad una delle più grandi artiste internazionali, amata in tutto il mondo Lo Spettacolo è ideato e diretto dal M° Massimiliano Lanti e andrà in replica SABATO 17 settembre alle ore 20.30 in Piazza Orsini a Montorio al Vomano, con ingresso libero e vedrà protagonisti tutti gli allievi del Centro Coreografico di Danza di Montorio al Vomano e Studio60 Spazio Danza di Teramo.
“La sua vitalità è inesauribile, nulla, neppure il dolore più definitivo, neppure il lutto più grave sarebbero in grado di ostacolarla”. Paolo Giordano.
La storia di Biagio Vitiello, 27 anni di Bologna, sopravvissuto ad un grave incidente stradale, rischiava di restare su una sedia a rotelle. Il ragazzo aveva 21 anni quando il 2 febbraio del 2015 tutto cambiò all’improvviso. Intervista esclusiva perStar3000.
COM’ERA LA TU VITA PRIMA DELL’INCIDENTE?
Prima del mio incidente, terminati gli studi al Marcello Malpighi di Bologna come odontotecnico, l’intenzione era quella di voler proseguire gli studi e il mio sogno di sempre sarebbe stato quello di affermarmi a livello calcistico. Ero un ragazzo molto sportivo, amavo in primis giocare a calcio, ma in generale ero affascinato agli sport di squadra perché ero un ragazzo a cui piaceva conoscere persone, con uno spiccato senso di condivisione e che ama perseguire obiettivi comuni. Pur avendo tanti amici adoravo passare gran parte del mio tempo con la mia famiglia alla quale sono molto legato.
PENSIERI CHE HAI AVUTO DURANTE IL RICOVERO A MONTECATONE?
Il mio primo pensiero fu quello di volermi togliere la vita, perché “parliamoci chiaro” a 21 anni sapere che la tua vita dovrà essere trascorsa su una sedia a rotelle non è semplice. Pensavo costantemente alla mia famiglia, soprattutto a mio fratello, pensavo che non avrei mai più potuto avere una ragazza nella mia vita e che mai nessuno mi avrebbe apprezzato abbastanza. Ad un certo punto mi ero rassegnato, ma un mio pensiero fisso era quello di riprendere ALMENO la sensibilità del mio pene. Pensavo che il vecchio Biagio di prima non sarebbe più esistito e dovevo quindi abituarmi ad una vita completamente diversa, a me estranea e questo mi provocava molta paura, angoscia, ansia, poi tramutati in attacchi di panico.
LA PRIMA COSA CHE HAI PENSATO DI AVER VOGLIA DI FARE ALLE DIMISSIONI DAL CENTRO?
Qui si capisce tutta la passione per questo sport, perché il mio primo pensiero, che chiaramente in quel momento era solo utopia, era quello di fare una partita di calcetto con i mei soliti amici. L’idea di correre spensierato in un prato verde con ai piedi le mie scarpette da calcio e di fronte un pallone era ineguagliabile.
PERDERE LA MEMORIA AL DI LA’ DELL’ ASPETTO CLINICO, COSA E’SIGNIFICATO PER TE?
È una cosa molto strana da spiegare; ricordo che inizialmente non sapevo neanche dove mi trovassi, ma la cosa che ad oggi ancora mi fa venire la pelle d’oca e mi fa capire quanto io sia legato alla mia famiglia è il fatto che dicevo a mio papà “non so chi tu sia, ma sento che ti voglio bene e che mi stai simpatico”. Questa cosa per me fu molto significativa perché non mi capitò con tutti, se non anche con mia mamma quando venne a trovarmi; gli altri erano per me puri estranei. Questa esperienza mi ha dimostrato che esistono emozioni, percezioni, sentimenti, che vanno al di là di ogni cosa.
DIPENDERE DAGLI ALTRI COSA TI HA TOLTO E DATO?
Pur essendo un ragazzo molto autonomo ho dovuto per forza affidarmi ad altre persone, stavo male. Non potevo fare la doccia quando volevo, non potevo lavarmi i denti quando decidevo io, non potevo cambiarmi il pannolino e questa è la cosa che mi ha dato più fastidio con quel maledetto catetere; inizialmente quando te lo lasciano fisso, non avendo la sensibilità quasi non sai di averlo, il problema è quando passi ad avere la sensibilità e quindi non puoi tenerlo più fisso, ma devi fare i cateterismi, cioè il classico “metti e togli” ogni ora. Odiavo puzzare quando venivano a trovarmi i miei familiari e i miei amici, proprio io che curo ogni mio dettaglio. Ad essere sincero non ho riscontrato lati positivi, perché per me l’indipendenza è inappagabile e contraddistingue un lato del mio carattere. Ad oggi sono il ragazzo più felice del mondo perché quello che prima mi veniva fatto da altri riesco a farlo da solo!
OGGI DI COSA HAI PAURA?
Sembrerà strano, ma la più grande felicità è la mia più grande paura…Ho paura, di tanto in tanto, che le mie gambe da un momento all’altro si possano bloccare e che avendo tutt’ora due sbarre di ferro all’interno della mia schiena, essa non mi sostenga più e di conseguenza aver bisogno di nuovo di una sedia. Sinceramente ogni giorno mi concentro molto su questo, nel senso che curo costantemente le mie cicatrici e le mie gambe e finita la fisioterapia mentalmente sono molto più sollevato, ma se devo pensare al mio futuro in generale, non sono del tutto sereno.
SEI FIDANZATO CON WANNA DI COSA LA RINGRAZI E COSA SPERI CHE QUESTA STORIA POSSA DARVI?
Ho al mio fianco una vera Donna! Sono una persona molto solare che emana molta positività, ma anche io ho i miei sbalzi d’umore e non sono comuni a tutti; posso passare dall’essere felice e andare a fare una camminata con lei all’ attacco di panico perché la mi gamba sinistra non si muove più; posso passare una giornata intera felice al mare con lei, all’essere nervoso perché non riesco a fare pipì. Penso che quando si riesca a trovare una donna capace di renderti felice anche quando piangi perché a 26 anni “non riesci a fare la pipì” uno si debba ritenere molto fortunato. Sia a livello fisico, ma soprattutto a livello psicologico lei mi sa domare e secondo me è semplice trovare una persona che ti faccia da “badante”, che quando c’è da mettere un giubbotto e tu non riesci per ovvi motivi lei ti da una mano, ma trovare una persona che sposi la tua mente complicata non è cosa da tutti i giorni. Spero che questa mia esperienza di vita passata faccia capire ad entrambi quanto sia importante la felicità, quanto sia importante stare bene con sé stessi e quanto sia importante aiutare sempre il prossimo.
DAMMI 4 AGGETTIVI PER LA TUA FAMIGLIA PRIMA E DOPO IL TUO INCIDENTE
Non posso dare un numero preciso di aggettivi per qualificare la mia famiglia; siamo in quattro e siamo sempre stati molto uniti. Ho sempre avuto un debole enorme per mio fratello Christian, che tra l’altro cercavo tanto quando ero ricoverato, ma era ancora troppo piccolo per fargli affrontare quella dura realtà. Se sono quel che sono è solo grazie a loro. Ho sempre avuto un sostegno sotto tutti i punti di vista, non mi hanno mai fatto mancare NULLA! Addirittura mio padre mi fece mettere una tv con sky in camera per guardarmi la Serie A e questa che può sembrare una sciocchezza per me è stata una cosa molto significativa. Chiaramente oggi posso confermare che siamo ancora più affiatati perché penso che una persona in difficoltà non si possa mai salvare da sola e penso che NOI abbiamo vinto la battaglia più grande fino ad ora!
COSA DEVE AVERE PER TE UN ESSERE UMANO CORAGGIOSO?
Ho sempre odiato le persone che ad ogni problema si piangono addosso, infatti, una delle mie frasi più belle e che dico spesso durante il giorno è “SOLUZIONI, NO PROBLEMI”! Tutti abbiamo dei problemi, ma mai soffermarsi su di essi, essere consapevoli che esistono, ma trovare delle soluzioni continue. Da questa storia posso garantirvi che la mente rappresenta il 90% delle nostre azioni e quindi della nostra forza. Un essere umano per me coraggioso deve saper osare e per farlo occorre usare bene la testa. Dobbiamo essere consapevoli di quali sono i nostri limiti, quindi mai strafare, ma dove possiamo arrivare, cercare di farlo al 100%.
TU OGGI COSA SEI?
Oggi mi sento una persona completamente diversa. Mi sento maturo e ho una visione a 360° della vita. Ho capito che bisogna prima stare bene con sé stessi prima di poter amare una persona; ho capito che non tutti sono fortunati come me ed è proprio loro che vorrei aiutare. Sinceramente, come già detto in precedenza, ho paura per il mio futuro. Ad oggi devo vivere con due sbarre di ferro nella schiena, una paraplegia incompleta alla parte sinistra del mio corpo e una vescica ancora non del tutto funzionante, conseguenze della compressione del midollo osseo. Non lavoro e non credo sarà mai facile per me trovare un lavoro a me idoneo e appagante soprattutto durante questo periodo storico caratterizzato dal Covid-19. Se dovessi dire cosa mi piacerebbe fare, vorrei intraprendere una buona carriera da imprenditore, nel mentre riprendere i miei studi da odontotecnico dato che possiedo già il diploma Superiore.
DESCRIVI LA TUA RINASCITA.
Mi sono sempre posto degli obiettivi ben precisi nella mia vita e questa mentalità mi ha aiutato molto nella mia rinascita o meglio dire nella MIA VITTORIA. Quando ero paralizzato completamente guardavo tutto il giorno il soffitto, contavo le mattonelle e sognavo un giorno di poter riuscire a camminare senza che nessuno si accorgesse di ciò che avevo passato. Focalizzavo “ il camminare” costantemente e quello è stato il mio unico pensiero fino a poco tempo fa. Ricordo che, come mio solito, volevo sempre di più; muovevo un dito, ne volevo muovere due; alzavo la gamba, volevo correre; muovevo la mano, volevo mangiare da solo. Penso che la mia rinascita sia stata soprattutto nell’essere consapevole di dove può arrivare ad aiutarmi la testa, senza mai rischiare e fare più del dovuto e se ad oggi, pur avendo appunto una paraplegia incompleta, sono quel che sono è perché ho sempre creduto in me stesso, sempre creduto che prima o poi ce l’avrei fatta e infatti eccomi qua.
COS’ E’ PER TE IL VALORE DEL TEMPO?
Premetto di non essere mai stato ragazzo paziente, non sopporto la gente quando dice di non avere tempo. Il tempo c’è per tutti e per qualsiasi cosa, basta organizzarsi e volerlo. Per esempio, arrivò un tempo dove i medici mi dissero che finalmente potevo passare dall’essere disteso sul letto all’andare almeno sulla sedia a rotelle e per me questa fu la prima vittoria. Da quando me lo dissero a quando accadde passarono minimo tre lunghe settimane e io ogni giorno piangevo con i miei genitori perché volevo andare sulla sedia a rotelle, quando secondo me bastava soltanto dirmelo nel momento più opportuno riducendo la mia aspettativa e farmi stare mentalmente più sereno. Soprattutto per questo episodio confermo il fatto che sono poco paziente e che NON HO PIU’ TEMPO DI ASPETTARE NESSUNO perché se a me una cosa interessa il tempo, nonostante i mille impegni che tutti hanno, io il tempo lo trovo SEMPRE. Quindi, il tempo ha un valore inestimabile per me ed io porto molto “rispetto” ad esso.
COSA VOLESSI CHE I GIOVANI POSSANO CAPIRE DALLA TUA STORIA?
Vorrei dare un chiaro messaggio sociale : far capire che bisogna sempre credere in sé stessi perché tanto mai nessuno lo farà al posto nostro e che la costanza prima o poi ti farà raggiungere i traguardi che ti prefiggi. Non bisogna mai mollare fino a che non si arriva all’ obiettivo prestabilito con la propria testa. Nonostante le difficoltà CE LA PUOI FARE e Ci tengo a dire che in realtà, senza rendermene conto, di pazienza in fondo io ne ho avuta tanta e anche quella è una componente fondamentale. Detto da me può sembrare paradossale, ma è proprio così.
COSA PENSI DELLA SANITA’ ITALIANA?
Sarei ipocrita a dire che per me i dottori non sono degli Eroi. Devo praticamente tutta la mia vita all’ Istituto di Montecatone, agli infermieri, alle OSS, ma soprattutto ai fisioterapisti perché se cammino è gran parte anche merito loro. Ci tengo a dire che nella situazione che stiamo affrontando oggi, io ugualmente frequento gli ospedali per controlli che dovrò fare a vita, quindi vedo molto da vicino quanto stanno “rischiando e correndo” medici e infermieri. Ribadisco, PER ME SONO EROI.
“800 KM DI MUSICA” LA PUGLIA ALLA MILANO MUSIC WEEK
“800 KM DI MUSICA” è un evento inserito nel palinsesto della Milano Music Week, il prossimo 28 Novembre, nasce dall’intuizione del suo ideatore Felice Lenoci, nell’idea di raccontare con le testimonianze di diversi artisti, un viaggio virtuale che, attraverso la musica, parte dalla Puglia per arrivare a Milano, la Mecca della musica italiana.Si parte da Acquaviva delle Fonti, sua città natale, con un video integramente girato in loco dal regista Massimo Cerbera, per raccontare la tradizione musicale della “banda” e del suo monumento rappresentativo, la “Cassarmonica”, passando per artisti pugliesi e non, che hanno contaminato la loro musica, nei più diversi generi musicali con le suggestioni e le influenze mediterranee che caratterizzano la terra di Puglia. L’evento in calendario a Milano, nella settimana della Music Week, il 28 Novembre, alle 18.00, presso il21WOL, sarà un talk show condotto da un’altra pugliese, Doralisa Campanella (presentatrice, attrice, inviata televisiva e speaker radiofonica).
Il talk sarà arricchito da interazioni video, immagini ed esibizioni live che faranno da “fil rouge” tra artisti Pugliesi che racconteranno le storie del loro viaggio, i loro “800 km di musica” dalla Puglia a Milano.
Gli artisti presenti all’evento saranno:
Gaudiano – Dopo esperienze nell’ambito del teatro musicale, nel 2020 debutta con un 45 giri digitale, lato A“Le cose inutili” (Adom Music/Leave Music) e lato B “Acqua per occhi rossi”.Nel 2021 vince il Festival di Sanremo nelle Nuove Proposte, con il brano “Polvere da sparo” (Leave Music/Adom Music/Sony Music). Il 14 maggio 2021 è uscito il suo quarto singolo “Rimani” (Adom Music, Sony Music/ Epic).
Jade: artista di caratura internazionale, vanta una lunga lista di esibizioni come soprano nel tour italiano “Queen at the Opera” e come sostituta di Anastacia nel tour olandese del musical “We will rock you musicaltour”. Durante il lockdown, la sua passione per la musica metal (ha cominciato a cantare metal all’età di 14 anni), l’ha portata alla scrittura del suo primo singolo “Forget everything”, uscito nei giorni scorsi.
Kaput Blue: cantautore dalle tonalità calde e americane, scrive come autore per due grandi editoriali, Sugai Publishing e Doner Music. Di recente, ha lavorato ad alcuni brani di Emma Muscat, una dei tanti artisti per cui scrive.
Michele Wad Caporosso: speaker radiofonico di Radio Deejay e M2O, host dell’iconico programma “Say Waaad”, dove porta alla scoperta delle ultime tendenze della musica, della moda ed di internet. Wad è un riferimento dell’attualità, della musica, del mondo urban.
Stefano de Vivo: chitarrista, compositore e producer, è un artista a tutto tondo. I suoi lavori sono contaminati da elettronica, chitarre dolci e suoni suadenti. Inoltre, interverranno il Presidente dell’associazione “Pugliesi a Milano”, Nicola Tattoli e Kevin Dellino, speaker, presentatore, caporedattore del settimanale La Gente Che Piace e inviato televisivo di origini pugliesi.
Nell’idea grafica curata da Luce Rosselli, sono rappresentati i palazzi della “city”, i cactus che rimandano alsud, al sole e al caldo. L’onda che sottolinea il tema della musica con richiamo al mare e al percorso,rappresentato con segni grafici lineari e/o ondulatori. La forma sferica e la cuffia rappresentano il singolouomo ma anche l’intera terra, l’universalità della musica e la sua importanza per l’umanità
Una puntata scoppiettante quella appena conclusa nella casa più spiata d’Italia, dove l’ex showgirl di Non e la Rai, Miriana Trevisan, splendida 50 enne napoletana finalmente è riuscita a ricordare a tutti noi pubblico italiano il motivo per cui, da oltre 30 anni siamo ancora innamorati di lei. Una serata caratterizzata da forti emozioni, dove Miriana, finita al televoto contro Sophie Codegoni e Gianmaria Antinolfi, è stata spesso al centro dell’attenzione dapprima attraverso delle clip in cui manifestava la sua grande bellezza soprattutto interiore nel racconto della sua vita partendo dai suoi splendidi esordi ai grandi successi al fianco degli indimenticabili pionieri della vera Tv Italiana; da Corrado a Raimondo Vianello a Mike Bongiorno, la Trevisan si è lasciata andare a toccanti ricordi in un racconto che ha incantato il pubblico che con lei si è emozionato per l’intero blocco televisivo e continuando con profonda commozione soprattutto nel momento in cui, la showgirl partenopea ha ricordato la scomparsa del suo amato papà per concludere con il tragico episodio in cui la stessa ha rischiato la vita durante un tragico intervento nella quale le fu asportato l’utero. Miriana, l’affascinante brunetta che con il suo sorriso disarmante ci accompagnava in quei piacevoli pomeriggi televisivi diretti da Gianni Boncompagni, ha dimostrato grande umanità e confermato attraverso la sua storia di essere a tutti gli effetti pronta per continuare la sua avventura e a farci sognare.
Difatti grande sorpresa è stato l’arrivo inaspettato di sua mamma, dove, per la prima volta in assoluto si è mostrata pubblicamente malgrado le sue condizioni di salute. Purtroppo al televoto ha avuto la peggio, infatti, uscita dai giochi era già pronta a tornare alla vita quotidiana ed era sicuramente felice di riabbracciare suo figlio Nicola, ma, il colpo di scena è arrivato nel momento in cui, giunta alla soglia del palco in studio di fronte al pubblico, Alfonso Sognorini le ha chiesto di aprire il suo biglietto di ritorno e sorprendentemente il suo ritorno nella casa.
Una nomination a lieto fine questa, per Miriana, che sicuramente servirà a darle quella marcia in più per affrontare al meglio la competizione ma soprattutto servirà a portare in luce non solo la sua vera bellezza ma il suo intramontabile spirito da showgirl che finora è stato oscurato dalle vicende di mezzi personaggi e pseudo tali che dovrebbero imparare propri da lei come ci si comporta in un’occasione pubblica quale la partecipazione ad un gioco televisivo o reality, se preferite. Il garbo, l’eleganza e la signorilità di Miriana Trevisan hanno ricompensato l’ingiusta nomination e siamo convinti che possa già essere definita una delle papabili sorprese di questa edizione perché no magari portarla sul podio. Augurissimi Miriana! Brilliamo con te.
Dopo il grande successo delle scorse edizioni Domenica 21 Novembre parte la nuova stagione televisiva di “Domenica Insieme!” condotta da Fabio Taormina e Mariana Strim.
Prima puntata col botto con ospiti di grande rilievo artistico e culturale.
A partire da Wanda Fisher, cantante nonché personaggio televisivo spesso ospite dei salotti televisivi Mediaset ed indimenticabile storica voce solista de “Il mio canto libero” del grande Lucio Battisti che, nell’occasione, presenterà al pubblico il suo ultimo singolo “Favolosa” tra l’altro al centro di numerose polemiche sul web sul presunto plagio da parte dei Maneskin con “Mammamia”.
L’artista risponderà a tutto ciò in esclusiva e per la prima volta e dirà la sua opinione a riguardo senza tralasciare aneddoti sulla questione e particolari sulla sua straordinaria vita artistica.
Spazio anche alle giovani leve dello spettacolo; Fabio e Mariana nella seconda parte della trasmissione intervisteranno Kevin Dellino, conduttore tv reduce da un estate ricca di eventi, si racconterà per la prima volta e in esclusiva partendo dai suoi esordi ai suoi successi arrivando alla fortunata esperienza da inviato per Michele Cucuzza e Stefania Orlando. Ciliegina sulla torta, la cantante, attrice nonché conduttrice televisiva Elisabetta Viviani, che si confiderà a Fabio e Mariana attraverso una splendida intervista a cuore aperto in cui rilascerà delle dichiarazioni esclusive in cui ne approfitterà anche per togliersi qualche sassolino dalla scarpa soprattutto nei confronti del grande Pippo Baudo.
Non mancheranno le rubriche “Hit parade story” con Fabio Fiata e quella dedicata al mondo del fitness.
Una Domenica esplosiva all’insegna del buonumore e del puro intrattenimento, esattamente quello che manca nelle nostre tv nazionali. Da non perdere.
L’appuntamento è per domenica alle ore 14:30 su Nuova Rete Brescia visibile sul canale Nazionale 828 ed in Lombardia sul canale 199.
Scopriamo qualcosa in più sul brillante conduttore della Domenica televisiva di NRB.
Fabio Taormina
La sua prima apparizione televisiva risale nel 1994 a soli 15 anni nella trasmissione “Ok il prezzo è giusto”.
L’anno seguente, nel 1995, dopo un provino entra a far parte dei ragazzi di “Generazione X” condotto da Ambra Angiolini su Italia 1 e da lì non si è mai fermato. Il suo volto figurerà infatti in numerosi programmi di grande successo; da “Casa Vianello” a “Scherzi a parte”, passando da “La notte vola” al mitico “Festivalbar” ed ancora “Vivere bene vivere meglio” e tante altre trasmissioni Mediaset.
Nel 2009 approda nella tv web Time Radio diventandone il volto ufficiale e presentando per 5 anni varie trasmisisioni musicali in diretta.
Nel 2014 diventa inviato della trasmissione “Zanzaro” in onda su Rtb con la rubrica “A spasso col Vip” e dall’anno successivo ne diventerà il presentatore.
Ha partecipato anche a Forum, Guess My age, Che tempo che fa, Quelli che il calcio ed è stato protagonista dello spot pubblicitario “Fluibron”.
Dal 2017 conduce la trasmissione musicale “Ai tempi del Jukebox”in onda su Rete 55.
Non è mancato lo spazio alla musica infatti ha inciso diversi singoli: Cuore di Plastica, Io mi fido, Tomato de amor, Supersexy, Papavero nero.
Dal 2019 è al timone della domenica televisiva di Nuova Rete Brescia con Domenica insieme, in cui è affiancato dalla splendida Mariana Strim, ex protagonista di “Riccanza” su MTV al fianco di Niccolo Ferrari e di “Quelli che il calcio” con Francesco Paolantoni.
Stash, cha ha curato la produzione del suo nuovo brano “Leoni al sole”, ha raccontato:
“Quando è uscita Cabriolet Panorama mi è capitato di scambiare dei messaggi con Tommaso Paradiso, gli era piaciuta molto. A fine giugno mi è arrivato un demo di una sua canzone che aveva scritto con Dario Faini e Vanni Casagrande. “Dovresti farla tu”, mi diceva”.
Prosegue Stash: “Ci ho lavorato tutta l’estate. Tommy e Dario mi hanno lasciato completa libertà di portarla nel nostro mondo, cercando di rispettare e di disegnare al meglio un incontro di identità artistiche per me preziose e complementari alla mia visione.
Ci siamo visti in costiera amalfitana, in una di quelle serate estive che ti fanno credere che la poesia è qualcosa che a volte riesci a toccare con le mani. Appena gli ho fatto sentire il pezzo Tommaso mi ha guardato dicendomi “sii” ed è stato emozionante vedere come fosse felice di vedere un suo regalo prendere forma”.
Parlando di Tommaso Paradiso e Dario Faini, STASH ha aggiungo: “Tommaso è un fratello, è una persona talmente di cuore che ne avvertirete sicuramente la “presenza”. Questo singolo per me è un incontro artistico enorme, del resto quando metti le mani su un pezzo di Dario Faini, tra i produttori più forti in circolazione, senti una grande responsabilità. I suoi preziosi consigli sono per me l’ennesima conferma della sua caratura artistica, e sono felice che mi abbia dato la possibilità di produrre il brano”.
“Mi sono pentita di aver fatto l’opinionista a La Fattoria”. E su Antonino Spinalbese: “È un amico, poi chi lo sa…”
Sonia Bruganelli a Radio Cusano Campus: “Cesara Buonamici al Grande Fratello mi sembra in ostaggio. Mi sono pentita di aver fatto l’opinionista a La Fattoria”. E su Antonino Spinalbese: “È un amico, poi chi lo sa…”
Nell’ultima puntata di “Turchesando”, il programma in onda ogni martedì dalle 18 alle 20 su Radio Cusano Campus e in radiovisione su Cusano Italia Tv (canale 264 del digitale terrestre, dal 4 dicembre canale 122), Turchese Baracchi e Gabriele Parpiglia hanno ospitato l’imprenditrice e produttrice Sonia Bruganelli, ex opinionista del Grande Fratello VIP, ruolo che ha ricoperto per due edizioni.
Sonia Bruganelli ha ammesso di avere nostalgia del reality show condotto da Alfonso Signorini: “Io e Alfonso siamo entrambi due spezie molto particolari. Lui ovviamente ha un’esperienza che io non ho, però ci trovavamo molto bene perché ci stuzzicavamo reciprocamente. Magari in futuro chi può dirlo. Sicuramente mi manca l’adrenalina che si respirava poco prima di entrare in studio”. Ha dichiarato di essersi molto affezionata anche ai ragazzi della settima edizione del GF Vip anche se sono stati sicuramente “sopra le righe”. Ha commentato, inoltre, il ruolo di Cesara Buonamici, la nuova opinionista dello show, conduttrice del Tg5: “Cesara ho l’impressione sia un ostaggio, anche dentro di sé sta dicendo ‘liberatemi fate qualcosa’. Questa è una mia impressione. L’obiettivo di Cesara è uscirne pulita e questo si vede nel senso che secondo me non è nelle sue corde fare l’opinionista”.
A proposito di concorrenti della settima edizione del GF Vip, il mondo del gossip è sempre in fermento e sono tante le voci sulla produttrice in compagnia del 28enne hairstylist, ex fidanzato di Belen Rodriguez, Antonino Spinalbese. Bruganelli commenta così i rumor: “È diventato un carissimo amico carissimo: stiamo collaborando su alcune cose e devo dire che quando vado a Milano mi fa piacere incontrare lui o incontrare la bambina, che è meravigliosa, Luna. Mi piace proprio come ragazzo. A parte il fatto che è uno dei pochi uomini che ogni volta che prendo un caffè o cento con lui, non riesco a pagare mai. È la verità. Io con Antonino non sono andata mai a cena da soli: io esco con un mio amico o una mia amica, lui con un suo amico. Lui paga sempre, è un bravissimo ragazzo. È un amico, poi chi lo sa…”
Sonia non ha fatto per la prima volta l’opinionista al “GF VIP” ma tantissimi anni fa a “La fattoria”, un’esperienza di cui si è pentita: “Mi sono pentita perché in realtà non ero io, cioè nel senso non avevo nessun motivo per stare lì e non avevo nessuna autorità professionale per stare lì. E quindi non c’entravo niente, cioè l’unica cosa che facevo era cambiare i capelli perché almeno la gente diceva ‘vediamo capelli ha oggi’. Era un’edizione particolare: anche lì c’era Corona che comunque non lo dovevi toccare”.
Nelle ultime settimane si è parlato molto di società patriarcale in tv e soprattutto sui social. Tante sono state le critiche a “Ciao Darwin”, programma prodotto da Sonia Bruganelli, che ha deciso di rispondere pubblicamente alle polemiche, in quanto più volte lo show su Canale 5 è stato accusato di oggettificate le donne e di essere un simbolo del patriarcato, sempre presente nella tv generalista: “Il nemico è Ciao Darwin adesso? Non è vero. E’ un varietà dove uomini e donne fanno varie prove e tra queste c’è anche una prova estetica. Allora, far vedere bellezze di questo genere è qualcosa di male? Non vedo dove sia la strumentalizzazione. Ciao Darwin è dichiaratamente uno show per cui siamo tutti d’accordo. Stiamo facendo uno spettacolo, un varietà: noi contrapponiamo due fazioni diverse, opposte, e le esasperiamo nella loro posizione, quando poi in realtà le persone sono tutte uguali: quello che vogliamo dire è esattamente l’opposto ma molti non ci arrivano, molti strumentalizzano questa cosa” ha dichiarato Bruganelli, aggiungendo: “Francesco Nozzolino, Paola di Benedetto, e altri personaggi televisivi come Sara Croce, dovrebbero chiedere a loro come si sono sentiti a partecipare a questo genere di programma, se si sono sentiti a loro agio. Noi agiamo nel massimo rispetto delle persone. Fare complimenti, fischiare in uno show, non sono queste le violenze. Il tifo più accanito, inoltre, proviene spesso dalla parte del pubblico femminile. Anche quella parte si è spesso fatta sentire. Il gioco è equo, ci sarà come sempre anche padre natura.”
La produttrice, dopo la discussione in merito ai temi che riguardano il sessismo nello show, ha rilasciato qualche anticipazione sulla prossima puntata: “Nella prossima puntata si sfideranno i melodici contro i trapper. Sal Da Vinci sarà il leader dei melodici e Grido dei Gemelli Diversi sarà in prima linea per i trapper. Abbiamo fatto nove edizioni in 25 anni. Obiettivamente è diventato un programma cult che ha accompagnato tre generazioni.”
Sonia Bruganelli ha colto l’occasione per annunciare il ritorno di Paola Caruso come Bonas nella prossima edizione di “Avanti un altro!” su Canale5, altro programma condotto da Paolo Bonolis con Luca Laurenti.
Jacopone da Todi attraverso le illustrazioni di Elen Carbonari e un’intervista immaginaria.
A cura della giornalista pubblicista Ilaria Solazzo.
Nel vasto panorama dell’arte visiva emergono talenti interessanti che
trasformano la tela o il foglio in un mondo incantato di immagini vibranti ed emozionanti. Tra questi spicca una giovane e brillante illustratrice: Elen Carbonari.
Elen sta conquistando, giorno dopo giorno, il cuore di molti con le sue opere grafiche presenti all’interno del libro “Ci sarà una volta… Jacopone” scritto da suo padre Andrea Carbonari per la Bertoni Editore.
La sua abilità nell’illustrare non solo cattura l’attenzione, ma trasmette anche emozioni profonde attraverso ogni tratto. Elen sta
dimostrando una versatilità efficace; infatti ogni suo disegno riflette una maestria tecnica affiancata da una particolare visione artistica. Riesce a coniugare tecnica e passione, curando ogni dettaglio con
attenzione, per creare un’esperienza visiva coinvolgente.
Il protagonista del libro scritto da Andrea Carbonari è Jacopone da Todi. Così ci è sembrato originale simulare una (im)possibile intervista con lui, qualora fosse ancora presente tra noi. Di seguito vi riportiamo quanto emerso.
Salve Jacopone da Todi. Ci racconti cosa ti ha ispirato a dedicarti alla vita spirituale e poetica?
La mia vita ha subito una svolta profonda a causa di vari fatti tragici e interiori che sarebbe troppo lungo stare ad elencare. Questi eventi hanno però scosso le fondamenta del mio essere e mi hanno spinto a cercare un significato più elevato nella vita.
Come hai sviluppato il tuo stile poetico unico?
La mia poesia è un riflesso del mio tumultuoso percorso interiore. La
sofferenza, l’estasi mistica e la ricerca della verità sono intrecciate nelle parole che compongo. Il volgare italiano, nel suo semplice splendore, diventa il mezzo attraverso cui cerco di esprimere le
profondità dell’anima.
La tua esperienza mistica ha influenzato la tua visione della vita e della fede. Puoi condividere qualcosa a riguardo?
Certamente. La mia esperienza mistica è stata un incontro diretto con la divinità, un abbraccio con l’Ineffabile. In questi momenti, ho percepito la presenza di Dio nella mia vita e ho abbracciato la povertà come una via per avvicinarmi a Lui.
La tua poesia spesso riflette una tensione tra il mondo materiale e quello spirituale. Come affronti questa dualità?
La dualità tra il mondo materiale e spirituale è una sfida che affronto costantemente. La poesia diventa il ponte che collega questi due mondi, permettendomi di esplorare le tensioni e cercare un equilibrio tra le
esigenze del corpo e quelle dell’anima.
Qual è il messaggio principale che desideri trasmettere attraverso le tue opere?
Desiderio invitare le persone a riflettere sulla fugacità della vita terrena e a cercare il significato più profondo dell’esistenza. La fede, l’amore e la poesia possono essere guide preziose in questo viaggio spirituale.
Todi nel medioevo e Todi oggi. Quali le differenze?
Nel Medioevo, Todi era un centro medievale con una forte presenza storica e culturale, caratterizzato dai tipici luoghi di ritrovo, come la piazza, le chiese, i palazzi.
Oggi Todi conserva il suo fascino storico, ma si è sviluppata anche come una destinazione turistica con servizi moderni, ristoranti, e attività culturali. La città ha mantenuto la sua architettura antica, offrendo una mescolanza affascinante di storia e contemporaneità.
Quali i valori nel Medioevo e quali oggi?
Nel Medioevo i valori erano spesso fortemente influenzati dalla religione, con un’enfasi sulla fede, la gerarchia sociale e il rispetto per l’autorità. La vita era spesso organizzata intorno a comunità locali
e la lealtà feudale era centrale. Oggi i valori variano ampiamente a livello individuale e culturale. Molte società attribuiscono importanza a concetti come la libertà individuale, l’uguaglianza, i diritti umani e
la diversità. La tecnologia e la globalizzazione hanno contribuito a una
maggiore interconnessione e accesso alle informazioni, influenzando le prospettive e i valori delle persone in modi diversi.
Grazie Jacopone da Todi per aver condiviso la tua prospettiva unica con noi.
“Ci sarà una volta… Jacopone”
Jacopone da Todi stanco di vagare per l’iperspazio, decide di rientrare
nella sua adorata terra d’origine, per vedere come stanno le cose e rendersi conto dei cambiamenti. Siamo intorno all’anno 3000 e la città gli appare completamente irriconoscibile, tanto che vorrebbe scappare.
Incontra però un gruppetto di giovani del futuro, che non sa nulla di lui, ormai sepolto anche nella memoria collettiva, e così si svolge la vicenda tra passato e futuro: Jacopone racconta ai ragazzi di sé, la sua
vita, i primi amori, la conversione, le laudi, la lotta contro la corruzione della Chiesa, la prigionia e i giovani lo rendono partecipe
di ologrammi, avatar, teletrasporto, proiezioni di vita dal passato al futuro e viceversa e intelligenze artificiali. Tra loro nasce anche una sorta di amicizia, sebbene i due mondi e cioè il Medioevo del frate e il
futuro robotizzato dei giovani, siano così distanti e diversi. Attraverso le tecniche delle fantasmagoriche strumentazioni tecnologiche, i ragazzi riescono a ricostruire, come fosse una proiezione in video, la Todi degli anni del frate. Il finale è a sorpresa: ci sarà un’ altra volta Jacopone? O forse due o tre? Chissà!
Le differenze tra la vita passata a Todi e quella attuale dipendono da
vari fattori personali e situazionali.
Se Jacopone da Todi fosse ancora in vita oggi, probabilmente si dedicherebbe alla causa dell’ambiente e della pace. Potrebbe essere un attivista per la salvaguardia della natura, promuovendo uno stile di vita semplice e sostenibile. Parteciperebbe attivamente a un’iniziativa sociale per aiutare i meno fortunati e diffondere un messaggio di amore e compassione nel mondo contemporaneo. Inoltre potrebbe essere coinvolto in attività artistiche e culturali, utilizzando la sua poesia e la sua
sensibilità spirituale per esplorare le sfide e le questioni dell’epoca contemporanea.
Chi è interessato a esplorare la vita di Jacopone da Todi, in maniera fedele e fantasy al tempo stesso, potrebbe prendere in considerazione come regalo di Natale il libro di Andrea Carbonari, significativo anche
per gli amanti della storia, della poesia e della spiritualità. Considera l’acquisto del romanzo per arricchire la tua conoscenza e
goderti una prospettiva approfondita su questo personaggio affascinante del XIII secolo, che si ripresenta a noi, proiettandosi però nel XXXI secolo.
Buona lettura e buon Natale!
Articolo a cura della giornalista pubblicista Ilaria Solazzo.
L’Italia è universalmente riconosciuta come centro di eccellenza per la moda ed il design. Un settore in cui il Paese brilla è la produzione di occhiali da sole e da vista. Il “Made in Italy” è sinonimo di qualità, artigianalità e stile senza tempo in questo ambito, in tutto il mondo e l’artigianalità è al cuore del successo dell’industria degli occhiali italiani.
Domenico Auriemma artigiano specializzato nel settore dell’ottica, campano, classe ’78, ha fatto della sua passione per l’ottica una professione; il suo interesse, sviluppatosi durante l’infanzia, cominciò quando apprese i segreti dell’arte dall’ottico di famiglia, ciò avrebbe costituito le basi per una carriera eccezionale.
Domenico aveva solo 13 anni quando – nei pomeriggi dopo la scuola – iniziò a fare il “garzone” in un negozio di ottica, dove apprese tutti i segreti del mestiere. Non a caso, solo due mesi dopo aver completato il ciclo di studi aprì il suo primo negozio di ottica. Oggi – a 46 anni appena – Auriemma ne conta già 33 di esperienza nel settore.
Laureando presso l’Università degli studi di Napoli Federico II, Domenico ha proseguito a perfezionare le sue abilità in vari rinomati laboratori di ottica. Questo lungo periodo di apprendimento lo ha reso un maestro nel plasmare il vetro e nella selezione delle migliori materie prime per creare occhiali di alta qualità.
Molte delle aziende italiane di occhiali continuano a utilizzare metodi tradizionali, con l’attenzione ai dettagli e la maestria artigianale che si tramandano di generazione in generazione. Di questa dedizione all’artigianato – che si traduce in occhiali non solo funzionali ma quasi delle opere d’arte – Domenico Auriemma è uno dei massimi rappresentanti.
Gli occhiali che portano il suo nome sono creati a mano con eccellente cura: dalla selezione dei materiali alla rifinitura finale, ogni passo è eseguito con precisione artigianale, ormai marchio distintivo del suo brand.
Stesso discorso vale per l’uso di materiali di alta qualità. Montature in acetato pregiato, lenti di alta precisione e cerniere robuste sono solo alcune delle caratteristiche che contribuiscono a rendere gli occhiali italiani unici. Le aziende nostrane spesso collaborano con fornitori locali per garantire la qualità dei materiali utilizzati, il che contribuisce alla sostenibilità e alla responsabilità sociale.
Lo stesso Domenico Auriemma nonostante la sua fedeltà alla tradizione, non ha esitato a incorporare l’innovazione tecnologica nei suoi prodotti. È stato uno dei primi a sperimentare nuovi materiali leggeri e resistenti, garantendo che i suoi occhiali siano al passo con le esigenze e le aspettative dei clienti moderni.
L’intervista a Domenico:
Il designer di occhiali crea visioni di stile e funzionalità?
Nell’universo della moda e degli accessori, il ruolo del designer di occhiali è di fondamentale importanza. I miei colleghi e io siamo artisti del design, responsabili della creazione di visioni di stile che non solo migliorano la vista, ma riflettono anche la personalità e l’individualità di chi li indossa.
Quale la vostra significativa influenza nell’industria degli occhiali?
Incarniamo un mix di arte e funzionalità.
Progettiamo occhiali che non solo soddisfano le esigenze visive, ma che rappresentano anche capolavori di design. Ciascun paio di occhiali è una tela su cui ogni designer, come me, tende a esprimere la propria visione, utilizzando materiali, forme, colori e dettagli per creare un’opera d’arte indossabile nel tempo.
Traete ispirazione da una vasta gamma di fonti?
Sì. Dalle tendenze della moda ai movimenti artistici, dalla natura all’architettura, tutto può incidere sul processo creativo. Questa varietà di influenze porta a una gamma diversificata di design di occhiali, dai modelli classici e senza tempo a quelli più audaci e all’avanguardia.
I designer di occhiali riconoscono che ogni persona è unica, e di conseguenza, i loro occhiali dovrebbero riflettere questa individualità. Questo significa che la scelta di forme, colori e dettagli non è mai casuale?
Mai. Bisogna tener conto necessariamente della forma del viso, del colore degli occhi, dello stile di vita e della personalità del cliente per creare un paio di occhiali su misura. Soprattutto se – come accade in alcuni casi – si parla di gente popolare.
La tecnologia ha aperto nuove possibilità, dalla modellazione alla stampa 3D. I designer sfruttano strumenti avanzati per creare prototipi e design sofisticati. Questo connubio di tecnologia e creatività a cosa vi ha portato?
A una maggiore precisione nella produzione di occhiali e ha reso possibile l’uso di materiali innovativi.
L’Impatto dei designer di occhiali sulla moda?
I designer di occhiali hanno un ruolo importante nel definire le tendenze di moda. Spesso affiancano stilisti, case di moda e celebrità per creare linee esclusive. Queste collaborazioni possono portare un’enorme domanda per modelli specifici e influenzare la moda in generale. In sostanza il designer di occhiali è una figura creativa e tecnica che gioca un ruolo essenziale nell’industria del comparto. La loro capacità di unire arte, funzionalità e individualità è ciò che trasforma un semplice accessorio in un’opera d’arte indossabile. L’ influenza su moda e cultura è evidente, e il mondo dell’ottica è costantemente arricchito dalla loro creatività.
Omicidio Yara Gambirasio, Massimo Bossetti: “L’analisi dei reperti consentirà di dimostrare la mia innocenza”. Le parole di Bossetti sono state riportate dall’avvocato Claudio Salvagni a Cusano Italia TV.
A 13 anni dall’omicidio di Yara Gambirasio (26 novembre 2010), i vestiti della 13enne di Brembate di Sopra (Bergamo) e la traccia biologica trovata sui suoi abiti potranno essere solamente visionati o anche esaminati dalla difesa di Massimo Bossetti?
Lo stabilirà la Corte di Cassazione, alla quale i legali del muratore di Mapello, condannato in via definitiva all’ergastolo, hanno presentato un nuovo ricorso. L’udienza per la sola visione dei reperti era stata fissata per lunedì 20 novembre, ma il presidente della Corte d’Assise di Bergamo ha disposto il rinvio in attesa del pronunciamento della Corte Suprema, alimentando le speranze di Massimo Bossetti e dei suoi legali di arrivare alla revisione del processo.
La questione è stata approfondita a “Crimini e Criminologia” su Cusano Italia TV. Intervistato da Fabio Camillacci e Gabriele Raho, l’avvocato Claudio Salvagni ha spiegato: “Noi abbiamo sempre chiesto durante tutto il processo, fin dall’udienza preliminare che questo esame sul DNA fosse svolto in contraddittorio proprio per consentire alla difesa di dimostrare che quei risultati erano sbagliati e che il DNA di ‘Ignoto 1’ non è il DNA di Massimo Bossetti. Purtroppo questo non ci è stato mai consentito. Un anno dopo la chiusura del processo di merito, avanzammo una nuova richiesta di esame dei reperti e la Cassazione il 27 novembre 2019 ci autorizzò a esaminarli, non soltanto a guardarli. Poi però ogni nostra richiesta sulle modalità operative, cioè su come procedere per l’analisi, è sempre stata dichiarata inammissibile dalla Corte d’Assise di Bergamo. Ed è qui che comincia questo rimpallo giudiziario estenuante, basti pensare che siamo arrivati al settimo ricorso alla Suprema Corte. Ma la Cassazione nel maggio scorso, rispose che quel provvedimento del novembre 2019 è ‘intangibile, irrevocabile e deve essere eseguito’. Ecco il perché del nostro nuovo ricorso: non ci basta guardare i reperti, ma vogliamo esaminarli. Non a caso in Italia è in forte ascesa il numero degli innocentisti perché nel caso Yara-Bossetti il dubbio è sempre stato lacerante e molti ancora oggi si chiedono: perché la prova scientifica del DNA impedire di farla fare alla difesa dell’imputato? Voi dell’accusa se si siete così sicuri del risultato che timore avevate di farla fare a noi? E tutto questo continua ad alimentare il dubbio nell’opinione pubblica la quale continua a convincersi sempre di più che in carcere ci sia veramente un innocente. Me lo conferma Massimo Bossetti dicendomi che molte persone gli scrivono per esprimergli solidarietà e stargli vicino”.
Poi l’avvocato Salvagni ha rivelato di aver visto in questi giorni lo stesso Bossetti riportando le sue parole: “Ci siamo sentiti, ci siamo anche visti con Massimo dopo il rinvio dell’udienza del 20 novembre scorso. Da una parte Massimo Bossetti è contento del risultato che è stato ottenuto perché va proprio nella direzione della difesa. E’ come se si fosse aperta una crepa nel muro e noi siamo convinti che questa crepa diventerà un vero e proprio squarcio. E Massimo ovviamente è contento di questo; aspetta con ansia questa decisione della Corte, e mi ha detto ‘l’analisi di quei reperti consentirà di dimostrare la mia innocenza’. Naturalmente, tutti noi siamo d’accordo con lui e crediamo fortemente di poter arrivare a dimostrare la sua innocenza e a chiedere così la revisione del processo. Per quanto riguarda invece i tempi, la mia previsione è che con l’inizio del 2024, la Cassazione dovrebbe decidere e quindi di conseguenza la Corte d’Assise di Bergamo dovrebbe fissare l’udienza di lì a breve. Pertanto, verosimilmente parliamo di marzo-aprile 2024”.
Intervista a cura di Ilaria Solazzo, giornalista pubblicista.
Ciao Simone, le tue borse sono super richieste ancora oggi. Ma sono introvabili. Cosa è successo?
È successo di tutto e di più. Cose allucinanti.
Siamo curiosi…Raccontaci.
Avevo un brand che funzionava benissimo. Super richiesto dai vip e non solo, ma alcune persone che lavoravano per me mi hanno ostacolato e mi sono ritrovato senza personale. La conseguenza? Interruzione della produzione e grosse perdite di denaro.
Ad oggi quindi cosa farai?
Sto cercando in primavera di far produrre il mio brand altrove. Non voglio deludere le clienti che stanno attendendo i nuovi modelli. E desidero creare dei borselli nuovi destinati alla linea uomo.
A proposito di clienti donne. Che rapporto hai tu con il genere femminile?
Ottimo. Io amo profondamente mia madre e mia moglie, le due donne più importanti della mia vita; ma nutro rispetto anche per tutte le altre ed insegno ai miei figli maschi ad avere sempre un atteggiamento di gentilezza verso il gentil sesso.
Hai visto il film di Paola Cortellesi?
Sì. Un film davvero imperdibile: da vedere tutto d’un fiato, ti appassiona dall’inizio fino ai titoli di coda. In tanti, infatti, stanno andando al cinema, per vedere la nuova pellicola cinematografica che sta appassionando gli italiani. Accanto a lei, naturalmente, Valerio Mastandrea, con il suo immancabile talento. I due, collaborando insieme, hanno dato vita a un film che sta veramente coinvolgendo non solo i telespettatori, ma anche la critica. I cinema, infatti, sono tornati nuovamente pieni!
Ormai è risaputo, andare al cinema è un modo anche per svagare e per trascorrere una serata diversa. Per questo, in settimana, quando si lavora, ci sono sempre meno persone nelle sale?
Grazie al lavoro della Cortellesi, nelle ultime settimane c’è stato un vero e proprio cambiamento. Le sale sono tornare ad essere piene, dopo un periodo piuttosto difficile per la maggior parte dei cinema italiani. In ogni caso, C’è ancora domani è soltanto l’ultimo suo capolavoro.
Nei TG si parla molto di una tragedia che ha scosso gli italiani, la morte di Giulia. Cosa puoi e vuoi dire a riguardo?
Nessuna donna merita di morire. Da padre di famiglia sono addolorato per la sua morte. Spero che ora possa riposare in pace accanto alla sua mamma.
Cosa auguri a tutti?
Di ritrovare un rapporto sano con Dio per fare in modo che l’umanità rimetta al centro l’amore e non l’odio.
Articolo a cura della giornalista pubblicista Ilaria Solazzo
La poesia non è solo uno stile letterario, è un mondo: quello attraverso il quale ci si vuole raccontare lo stato d’animo e alcuni aspetti, talvolta molto intimi, di una persona.
Elena Nesci è autrice di una bellissima raccolta di poemi, raggruppati in un volume intitolato: “Viaggio di un’anima antica”. La prefazione, a cura di Stefano Duranti Poccetti, inquadra bene la cornice nella quale si va ad inserire il libro: “Una poetica delicata quella di Elena Nesci, che con questa opera dà luce alla sua prima pubblicazione di poesia, facendolo in grande stile, dato che ci dà modo di scoprire una raccolta veramente suggestiva e potente dal punto di vista emotivo. Le liriche riportate sono composte da immagini evocative e anche con una predisposizione particolare per la filosofia e la psicologia. I brani presentati non sono infatti soltanto delle poesie, sono anche piccoli mondi a sé stanti che raccontano l’intimo della poetessa, parlando delle sue vicissitudini e delle sue battaglie, per risultare infine dei frammenti di saggezza universali da cui tutti possono trarre conoscenza e percepire quei valori fondamentali che dovrebbero essere quelli presenti nelle nostre esistenze: rispetto, amicizia, amore, per gli altri come per se stessi”.
Leggendo queste pagine le ho trovate travolgenti e in una breve chiacchierata con lei, l’autrice stessa si è “confessata”, dicendomi: “La poesia è una forma di espressione altissima, la più elegante che ci sia. È in grado – attraverso metafore, immagini mentali – di rievocare ricordi e stimolare anche nuove idee creative, inducendo a nuovi percorsi evolutivi, anche a livello personale”.
Oltre a riconoscere la sua visione che concerne alla poesia, mi è piaciuto molto il ruolo che l’autrice attribuisce alla stessa: “Il ruolo della poesia nella società di oggi è estremamente stimolante, riesce a farci estraniare almeno per un po’ dalla vita frenetica’ e dall’anestetizzazione mentale a cui siamo sottoposti. Non è una alienazione sociale, attenzione, ma esclusivamente un connettersi apertamente alla propria anima ed essenza”.
La poesia, per Elena Nesci, è un momento unico di estraneità da qualsiasi contesto vuoto e frenetico, per dare adito all’animo, cosa che ad oggi avviene molto di rado. È così che l’autrice consiglia di avvicinarci sempre più alla lettura di questo straordinario stile, non limitandosi solo alla lettura, ma anche – e soprattutto – dedicando del tempo alla produzione di poesie. Il suo importante messaggio è chiaro; “La poesia è una forma di espressione altamente emozionale coinvolge tutti i sensi. Inoltre, rappresenta la capacità di esternare la propria intimità, di far uscire quelle emozioni a volte rimosse, quindi ha una valenza oltre che emozionale, anche terapeutica. Non a caso scrivere poesie stimola l’emisfero destro del cervello, deputato alla creatività ed alla memoria, quindi ai ricordi.
Consigliando a tutti l’acquisto di questa bellissima raccolta di poesie, “Viaggio di un’anima antica”, lascio che a chiudere siano le parole dell’autrice. “Saluto tutti e ringrazio naturalmente Ilaria per l’articolo dedicatomi, con l’augurio che la poesia possa continuare a essere voce portante delle anime in cammino, di stimolare le condizioni adatte ad esternare e realizzare i propri sogni. Perché è proprio attraverso la scrittura che permettiamo di più alla nostra anima di descrivere ed a mettere in pratica attraverso immagini, pensieri evocativi, i nostri desideri più profondi”.
Recensione a cura di Ilaria Solazzo, giornalista pubblicista.
Scovare e indagare i molteplici canali di diffusione e conoscenza di una storia o di un personaggio che ritroviamo, per esempio, in un film, in una serie a cartoni e perfino all’interno di videogiochi o di podcast. È lo scopo che si prefigge la moderna disciplina della archeologia transmediale. A questo settore del sapere accademico è dedicato un volume edito da Armando Editore nel 2020 a opera di tre “guru” della materia, Carlos Scolari, Paolo Bertetti e Matthew Freeman. A corredo del testo si trova anche un saggio intitolato “Transmedia Paradigma: more than meets the eye” a cura di Giovanni Ciofal, della università “La Sapienza” di Roma.
Nell’opera, i tre esperti riprendono la teoria del cosiddetto “transmedia storytelling”, ideata da Henry Jenkins nel 2003 secondo la quale ogni testo prodotto rientra in una “rete intertestuale” complessa, che spazia attraverso i canali di diffusione, portando con se differenti e innovative pratiche di fruizione e narrazione. Gli autori, prendendo in esame casi come “Conan il Barbaro”, “Superman” e “L’Eternauta”, e spaziando tra generi e media differenti – fantascienza, pulp, fumetto – dimostrano come il transmedia storytelling sia nato molto prima dell’era digitale.
Anche se il libro è estremamente lucido in proposito, serve evidentemente una spiegazione che cerchi di chiarire meglio ai nostri lettori cosa sia in effetti la transmedialità. In una intervista col giornalista Carmine Treanni sono proprio gli autori di questo volume a specificare: “Questo concetto si fa risalire ai primi anni ‘90, all’opera seminale di Marsha Kinder (1991), che introduce il termine parlando di transmedia intertestuality. La Kinder era una psicologa che studiava in che modo i bambini sviluppassero la capacità di comprendere una narrazione e, in particolare, di riconoscere ambientazioni e personaggi che, come nel caso delle Tartarughe Ninja, venivano loro proposte in diversi formati mediali: disegni animati, fumetti, film ecc. La fortuna del termine si deve però a Henry Jenkins, che in articolo uscito nel 2003 sulla rivista del MIT, introduce l’idea della narrazione transmediale”.
“Jenkins – continua l’intervista con il giornalista napoletano – definisce il transmedia storytelling come “un processo dove elementi integrati di una narrazione vengono dispersi sistematicamente attraverso molteplici canali con lo scopo di creare un’esperienza di intrattenimento coordinata e unificata”. Una narrazione transmediale è quindi come un grande puzzle, all’interno del quale ogni nuovo tassello (che può appartenere ai media più diversi) offre un contributo originale e contribuisce ad arricchire la complessità dell’universo narrativo”. Sono molti gli esempi che vengono fatti e molto spesso il tema che li accomuna è la fantascienza. Ecco che allora si parla di “Matrix”, (il film scritto e diretto dai fratelli Wachoski nel 1999) e – in maniera ancora più compiuta – della serie “Star Trek”. Creata da Gene Roddenberry per la televisione a inizio anni ’60 e andata in onda per la prima volta nel 1966, la vicenda si è trasformata nei decenni in un classico globale della narrazione fantascientifica: dall’idea originale, sono nate altre sette serie tv (di cui tre animate, l’ultima ha debuttato nel 2021), tredici film, diversi spin off, addirittura otto serie differenti di romanzi, più giochi e videogiochi e, naturalmente, fumetti. Un autentico universo con personaggi capaci di muoversi da una piattaforma all’altra, trascinando con sé un pubblico perennemente attentissimo e appassionato. E un caso di studio perfetto per chi – come gli autori di “Transmedia Archeology – Fantascienza, pulp, fumetti” voglia accompagnare il pubblico a capire cosa c’è dietro il puro intrattenimento di una serie tv o di un film.
Morgan è stato ufficialmente allontanato da X Factor 2023: l’annuncio è arrivato direttamente dalla produzione che ha preso la decisione di farlo fuori dal programma. La situazione era tesa e da giorni si vociferava di un possibile allontanamento del giudice. Oggi è arrivata la conferma. «Sky Italia e Fremantle Italia hanno deciso, di comune accordo, di interrompere il rapporto di collaborazione con Morgan e la sua presenza a X Factor come giudice» si legge nel comunicato pubblicato sul canale Instagram ufficiale del programma.
”UN AMORE UNICO E INDISSOLUBILE. UN CANTO DIRETTO, INTENSO, UNA PROMESSA PER LA VITA DEDICATA A MIA FIGLIA ELODIE.”
Davide Flauto torna con un nuovo singolo da una tematica inaspettata per i tanti che ben conoscono il percorso artistico dell’eclettico cantautore, distintosi e amato dal pubblico per la partecipazione ad Amici, nona edizione del talent di Maria De Filippi (vinta da Emma Marrone).
Il brano si intitola “Dove finisce l’universo” e racconta l’amore, vero, incondizionato, profondo di un padre verso la propria figlia. Davide è infatti diventato padre di Elodie nel 2019, proprio il 9 novembre, data scelta non a caso per la release in omaggio alla sua bambina: “ho provato un sentimento d’amore così intenso che non si può comprendere a parole, occorre viverlo; ho voluto dedicare a Elodie una canzone sua, che potesse portarsi dietro tutta la vita, a ricordarle l’amore che il suo papà prova e proverà sempre per lei”. In una vera e propria svolta artistica, che arriva dopo un percorso intenso, complesso, trasgressivo e fuori dalle righe, iniziato dal primo singolo ”Dentro di te”, seguito “A. o U (Amami o Uccidimi)” l’EP ”Vivo per Metà”, il primo album del 2018, dal titolo emblematico, ”Borderline Disordine Apparente” e infine con il più recente ”Lei o Lui’, un brano che tocca le note dell’uguaglianza di genere e delle personalità multiple, meglio descritte visivamente grazie al videoclip ufficiale.
Il Davide intento ad esplorare gli angoli più oscuri della mente umana, a sviscerare e spesso rompere tabù e convenzioni, lascia il posto ora ad una persona nuova, un artista che esprime sentimenti ed emozioni tenere e profonde, rinato e rinnovato grazie all’amore più grande che possa esistere, quello per un figlio, che risolleva e riscatta da un passato difficile, costellato da vicende travagliate, dal ritiro da Amici per motivi di salute alla morte dell’amata manager, per lui un punto di riferimento fondamentale, sempre in lotta con l’ombra della depressione “chiuso e sempre più oppresso, sono sempre stato come una macchia nera su di un foglio bianco e uguale. Ho avuto relazioni libere, mi innamoravo dell’amore che ricevevo e non del genere, ragione per la quale sono stato bene sia con ragazze che con ragazzi”.
Davide, che non ha mai fatto mistero della sua bisessualità, dopo diverse storie travagliate si innamora di una ragazza con cui ha una storia importante, suggellata dalla nascita tanto desiderata di Elodie. Purtroppo nemmeno questa volta c’è un lieto fine, la separazione avvenuta nel 2022, porta con sé il distacco e l’impossibilità di vivere la normale quotidianità con la sua amata bambina; un dramma personale che ha spinto Davide a rivedere priorità e obiettivi, a dedicare tutte le energie e l’amore a sé stesso per essere in grado così, di riversarne il massimo nel modo più sincero sulla sua Elodie.
Proprio da questo momento buio, ma anche di riflessione, Davide si risolleva e canta tutto l’amore che ha dentro in “Dove finisce l’universo”, che testimonia l’urgenza di esprimere un sentimento così grande e profondo nel modo a lui più congeniale, attraverso l’arte, la musica.
Registrato a Milano, mixato e masterizzato da Luca Balduzzi è un brano dolce e soft, dal punto di vista musicale, ma a tratti anche potente ed emozionale, un mix di strumenti classici ed elettronici perfettamente bilanciati, che crea un’atmosfera unica nella quale immergersi in silenzio e riflettere.
Un genere soft pop, con note elettroniche e accattivanti, suoni moderni presi in prestito dalla Trap di oggi, utilizzati in maniera elegante e scrupolosa come un evidenziatore risalta le parole più incisive di un testo, dal carattere deciso ed emozionale.
Il singolo sarà il primo di una serie di lanci che avverranno da novembre 2023 all’estate 2024.
Disponibile dal 9/11/2023 in tutti gli stores digitali e in streaming su tutte le piattaforme sarà accompagnato da un video https://youtu.be/si5LKfCc8d0 , (in anteprima lo stesso giorno su Tgcom24 https://www.tgcom24.mediaset.it/2023/video/davide-flauto-dove-finisce-l-universo-_72619964- 02k.shtml) realizzato dal regista bresciano Matteo Sambero, con la preziosa collaborazione dell’artista Francesca Adamo, la quale ha realizzato appositamente per l’occasione un ritratto di Elodie che ha donato a Davide a sorpresa, con grande commozione dell’artista e di tutto il team della produzione. Parte del video è stato girato nello studio della prestigiosa artista e a Palazzo Facchi (Brescia) dove aveva luogo la mostra personale della stessa (“The cube and the soul”), una location da favola,che ha fatto da sfondo alla resa in immagini di un brano di grande impatto emotivo e sentimentale.
Davide Flauto Biografia
Davide Flauto, anno 1988, è un cantautore, attore, doppiatore, speaker radiofonico, personaggio televisivo e produttore discografico italiano; è noto per la partecipazione alla nona edizione del talent di Maria De Filippi Amici (edizione vinta da Emma Marrone).
Nato a Magenta in provincia di Milano il 16 febbraio 1988, decide di formarsi in giovane età come tenore e sopranista di musica classica; finché nel settembre 2006, con il nome d’arte di Keith Andrie, fonda gli Existence, una band alternative-gothic-rock passando dal canto lirico al moderno per vocazione.
Nel 2008 il gruppo si scioglie a causa di varie incompatibilità tra i membri della band.
Nel settembre 2009 Davide entra a far parte del cast della nona edizione di “Amici di Maria de Filippi” come cantante della squadra della Luna, seguito da Charlie Rapino. Arrivato al serale, nel gennaio 2010 è però costretto ad abbandonare il programma per problemi di salute sacrificando lo show serale. Poco tempo dopo, a febbraio 2010, esce il primo singolo ”Dentro di te”: il testo è di Davide, mentre la musica è stata composta da Emanuele Asti, autore dell’hit “The Summer Is Magic” degli anni ‘90. Nonostante Davide abbia dovuto lasciare lo show, “Dentro di te” è inserita nella compilation “Nove” di Amici prodotta dalla Sony.
Nell’aprile del 2010 Davide firma un contratto discografico con l’etichetta indipendente XNote; il 14 giugno esce il nuovo singolo “A.O.U. (Amami o uccidimi)”. Il brano, sempre frutto del connubio Flauto- Asti, diventa “Disco Italia” su Radio Italia nell’estate 2010, che vede Davide partecipare ad alcune tappe del tour di “Amici”, prima di esibirsi da solo in varie date col suo “A.O.U. Tour” e in moltissime date estive nei vari concerti come Battiti Live, Radio Bruno, Company Contatto e altri.
Nel 2011 conduce, per 4 anni, un programma radiofonico di una radio web, nel quale interpreta vari personaggi di fantasia per intrattenimento comico. Sempre per XNote, nell’ottobre 2010 Flauto incide la sigla ufficiale di “On-Chan”, cartone animato giapponese, nel quale doppia il personaggio di No-Chan.
Debutta quindi come attore protagonista nel cortometraggio horror “Bloody Mary Christmas”, scritto e diretto da Claudio Centimeri, in cui interpreta il ruolo di un Babbo Natale serial killer che rivendica la libertà di Alex, un giovane ragazzo che vive con gli zii e subisce l’oppressione religiosa e dittatoriale di essi. Con una lettera scritta a babbo Natale tramite Facebook, chiede di ricevere giustizia da lui e di essere liberato. Successivamente il cortometraggio viene classificato e apprezzato al festival di Cannes e viene inoltre doppiato in varie lingue nel mondo.
Il 20 giugno 2011 pubblica il singolo “Diverso”; il 31 ottobre 2011 escono gli EP “Vivo per metà” e “Diverso Deluxe Edition”, che comprende cinque versioni del brano; entrambi sono arrangiati da Luca Balduzzi.
Nello stesso anno è tra i sessanta finalisti di Sanremo Social come membro degli Skills, una band sperimentale prodotta da Massimo Scolari, in cui è presente Silver (X Factor); le parole della canzone proposta dal gruppo, “Come un angelo”, sono di Davide la musica invece, frutto dell’ingegno di DJ Mangoo.
Il 20 dicembre 2012 esce per Buena Suerte Records il singolo “Dentro una lacrima”, che Davide esegue insieme al pianista Davide Locatelli, autore della musica, mentre il testo è di Flauto.
Il 3 giugno 2013 è invece la volta di “Evacuate the world”, un brano elettropop dance pubblicato da Top Records/Dingo Music, che Davide Flauto ha scritto e prodotto per Robiex.
Nel 2014 è ancora Sanremo Giovani: Davide Flauto è l’autore del testo di “Fidati di me”, la canzone scritta da Davide Locatelli ed eseguita dallo stesso Locatelli con Alex La Barbera, che entra nei sessanta brani selezionati dalla Commissione.
Il 25 aprile 2016 esce in tutti gli store digitali il nuovo singolo di Davide Flauto “L’amore in formato convenienza”, il primo autoprodotto dopo “Diverso”; sono di Flauto sia le parole, sia la musica della canzone in collaborazione con Stefano Rosa. Il giorno stesso, il brano entra nella top ten Cantautori di iTunes.
Il 6 luglio 2018 esce a distanza di oltre due anni il singolo “Fai la la la“ che anticipa il primo album “Borderline Disordine Apparente“ in uscita il primo agosto 2018, disco in parte autoprodotto e quasi interamente scritto insieme a Riccardo Scirè, già produttore per Riki di Amici e altri interpreti come Michele Bravi, Dolcenera, ecc…
Il primo 2018, pubblica il primo album arrangiato in maggior parte da Riccardo Scirè.
Nel 2020 pubblica “Lei o Lui”, brano autoprodotto che tratta dell’uguaglianza di genere e delle personalità multiple. Il videoclip è curato da Luca Pinotti, il brano è arrangiato da ALECOMA, mixato e masterizzato dallo storico producer di Davide, Luca Balduzzi.
Francesca Adamo Biografia
Nasce il 2 ottobre 1978 a Brescia. Dipinge fin da bambina, si diploma di Liceo Artistico presso l’istituto M. Olivieri di Sarezzo. Si diploma poi in grafica pubblicitaria computerizzata, presso l’istituto Credip. Lavora attualmente nel suo laboratorio a Gussago, dedicandosi a pittura, scultura, opere murali su commissione di privati ed enti pubblici. Ha al suo attivo mostre personali e collettive ed è attiva in progetti di carattere sociale.
Web: https://francescaadamo.it/ IG: @francesca_adamo_artista
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Spotify: Davide Flauto https://open.spotify.com/intl-it/artist/4zGSVbKoaNOkMt7UBliJtn?si=49CvGPAkQRe1SV2U6iWy4A Instagram: @davideflautooff
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